L’ex rettore ha lasciato da qualche giorno la guida dell’ateneo Federico II dando le dimissioni, per molti è stato come un fulmine a ciel sereno, altri invece, hanno ammesso addirittura di non conoscerlo: “Non so chi sia. Mi auguro, però, che il suo successore lavori soprattutto per migliorare l’organizzazione dei corsi. Sono una pendolare. Prendo ogni mattina alle 8 la Circumvesuviana a Portici, ma arrivata a Napoli mi tocca aspettare inutilmente più di un’ora l’inizio delle lezioni”.
Il vero problema però, è che sono in troppi i ragazzi che pensando al loro futuro si lamentano di altro, ovvero delle condizioni in cui versa l’istituto, e così danno sfogo alla propria rabbia: “Non parliamo solo di rettori che cambiano, ma anche dei servizi carenti e delle tasse che aumentano. Continuano a esserci aule strapiene. Spesso siamo costretti a seguire i corsi in piedi o addirittura seduti per terra”, “Ci si iscrive all’università con la determinazione di diventare un professionista, guadagnare tanto ed essere autonomi. Poi inizi a seguire i corsi, a diventare un numero tra tanti. Aule superaffollate, docenti che non sempre sanno fare il loro mestiere…” – e ancora – “I servizi igienici sono pochi. Si contano quattro o cinque toilette per centinaia di studenti, e in alcuni casi sono fatiscenti. Le aule studio hanno un accesso limitato, costringendo gli universitari pendolari a ritornare a casa, magari dopo aver seguito solo due ore di lezione. Gli stessi corsi risultano disorganizzati, con orari senza logica che non consentono allo studente di studiare giorno per giorno e restare al passo. Non c’è solo lo stress, ne risente pure il portafogli”.
Si potrebbe continuare all’infinito, tante sono le dichiarazioni di studenti universitari che riescono solo a lamentarsi di come vengono effettuate le lezioni, disorganizzate e poco interessanti, della mancanza di una mensa per agevolare i pendolari e di tanto altro.
Le tasse in ogni caso sono da pagare ed una studentessa esprime il pensiero di tanti altri studenti: “La soluzione più ovvia potrebbe essere la ricerca di lavoretti part-time per affrontare da soli le spese universitarie, ma così i profitti scendono e la laurea si allontana sempre più. Aumentano gli anni di “parcheggio” in ateneo e le tasse da pagare. Con queste premesse diventa sempre meno conveniente investire in un percorso universitario”.