Sono passati 10 anni dalla pubblicazione di Gomorra, 10 anni di vita blindata per Roberto Saviano. Proprio nell’ottobre del 2006 gli fu assegnata la scorta.
“Dieci anni. Eppure, è come se fosse accaduto stamane. Ci sono cose a cui non ci si abitua. Mai. Una di queste è la scorta“, così inizia il suo racconto a Repubblica.it, Roberto Saviano. “Potevo immaginare una vendetta ma non le spire di un Paese talmente immerso in una cultura del ricatto che diventa consustanziale alla strategia dei clan. Si dà per scontata la libertà d’espressione. In realtà è costantemente minacciata, ancor prima che dalle situazioni di minaccia militare, dall’isolamento, dalla diffamazione: chi è esposto pubblicamente, chi decide di affrontare questi temi sa che non avrà affatto una vita facile. Chi descrive le organizzazioni criminali, gli appalti, il riciclaggio sa che diventerà, in qualche modo, bersaglio. Perché non si discuterà solo del merito di ciò che scrive, ma si cercherà di distruggere la sua credibilità“, continua lo scrittore.
“Ero un topo in gabbia nonostante non avessi commesso alcun reato e quelle parole mettevano un carico da cento. La lettura dell’istanza di rimessione diede vita a un processo che si è concluso in primo grado nel novembre 2014: i boss sono stati assolti e a essere condannato, a un anno di reclusione per minaccia grave, è stato solo l’avvocato Santonastaso. Le motivazioni della sentenza sono interessantissime”, continua amareggiato.
“A mia insaputa” in Italia è ormai formula di rito. Ripetuta, calcolata, abusata. “A mia insaputa”, così si difendono politici, imprenditori, faccendieri, chiunque non sappia giustificare una condotta sulla quale la magistratura sta indagando”. […] “Guappi di cartone” li ho definiti più volte. Codardi. Codardi che da dieci anni mi costringono a campare così. Eppure, nonostante tutto, quello che oggi mi sentirei di gridare loro in faccia è: non ci siete riusciti! Non siete riusciti a ottenere quello che volevate. Non mi sono fermato, non mi sono piegato, anche se più volte mi sono spezzato. Ma se c’è una cosa che insegna questa lotta che ho intrapreso con l’arma più fragile e potente che esista, la parola, è che proprio quest’ultima può di volta in volta rimettere insieme ciò che è andato in frantumi. Esattamente come scrissi dieci anni fa in Gomorra: “Maledetti bastardi, sono ancora vivo!“, ha concluso Roberto Saviano.
Questa sera, alle 23.05, Rai3 ripropone il documentario di Pif realizzato nel 2013, rimontato per l’occasione con l’aggiunta di materiali inediti. Un racconto dello scrittore come non è mai stato fatto prima.