E da poco uscita la nuova serie tv firmata dal regista napoletano Premio Oscar per “La Grande Bellezza” Paolo Sorrentino, intitolata “The young Pope”, il Papa giovane. In un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, Sorrentino racconta della sua vita, dei suoi genitori morti quando era solo un ragazzo e del fatto che Maradona gli aveva salvato la vita. Si perché per andare a vedere la partita Empoli-Napoli quel week-end Sorrentino non era andato in montagna con i genitori e fu proprio in quel fine settimana che i genitori del regista persero la vita per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio.
Sorrentino ricorda del suo stato confusionale di quel periodo, anche nella scelta del percorso di studi che però poi lo vide sempre più avvicinarsi al mondo del cinema. Sorrentino nell’intervista parla anche del fatto che Maradona fu il primo a portare lo spettacolo nella sua vita dopo aver vissuto il periodo più triste della sua vita. Di Napoli il regista dice “Una città molto amata, percorsa da una violenza esasperante. Mi sono trasferito a Roma quando sono diventato padre: mi spaventava che i miei figli crescessero là”.
Sorrentino racconta anche della sua prima volta al San Paolo per vedere il Napoli. Il regista era Juliano, l’allenatore Vinicio, detto “’o lione”. Il padre del regista era un tifoso personale di Vinicio, “quando lo mandarono via smise di andare allo stadio” racconta Sorrentino. A dieci anni si abbonò al Napoli di Krol. Sorrentino non ha mai conosciuto Maradona, racconta di avergli parlato soltanto pochi secondi, quando lo chiamò sull’aereo che stava per decollare da Los Angeles dopo l’Oscar, con la hostess che gli diceva di spegnere. Racconta anche di averlo messo in una scena in The youth, un attore argentino che palleggia con una pallina da tennis; e rivela anche che è un trucco del computer. Sorrentino parla anche di Messi e del fatto che non avrà mai il carisma di Diego, venuto a riscattare una squadra e una città che non avevano mai vinto. Frequentava i boss, seminava figli. “È vero. Anche lui un cattivo. Ma il vizio faceva parte del suo carisma”. Il regista rivela anche che nella semifinale del 1990 Italia-Argentina ha tifato Argentina e dice “Come tutto il San Paolo: Argentina. Non puoi tifare contro l’uomo che ti ha salvato la vita”.