La storia di Giuliani, portiere del Napoli dimenticato dal calcio perché morto di Aids
Dic 01, 2016 - Luca Tesone
Il 1° dicembre 2016 è la giornata mondiale della lotta all’Aids. Il virus dell’Hiv, ogni anno, miete migliaia di vittime in tutto il mondo. Una malattia dura, difficile da combattere, che ha colpito anche persone del mondo dello spettacolo e dello sport. L’Aids ha portato via, più di 20 anni fa ormai, un grande protagonista del Napoli di Maradona. Parliamo di Giuliano Giuliani, portiere che, indossando la maglia azzurra, alzò al cielo una Coppa Uefa (stagione 1988-1989) ed uno scudetto (stagione 1989-1990). Il 14 novembre del 1996, Giuliani morì a soli 38 anni, dopo aver contratto l’Aids.
Per molto tempo, circa la sua morte sono circolate diverse voci. Nel mondo del calcio, nessuno ha mai voluto parlare apertamente di Aids. Un ambiente, quello del pallone, in cui fare coming out è molto difficile, per non dire impossibile. Solo a distanza di anni è arrivata la conferma della ex moglie di Giuliani, Raffaella Del Rosario, una delle prime donne ad entrare nel mondo del calcio in tv. Diversi anni fa, si confessò in un intervista al quotidiano Libero, facendo chiarezza sulla morte del portiere azzurro.
“A distanza di tanto tempo si può fare outing per la prima volta. Anche per chiarezza e informazione. Per aiutare i giovani a non sbagliare. Giuliano è morto di Aids“. L’ex presentatrice racconta, poi, del momento in cui lo scoprì per la prima volta: “Un inferno. Rabbia, paura. Terrore. Ed esami clinici su esami, che fortunatamente, per me, vanno bene”. Tra le varie teorie circolate sulla sua morte, si è parlato di un possibile contagio avvenuto al matrimonio di Maradona, A Buenos Aires: “Potrebbe essere. Nessuno l’ha mai saputo. Nessuno lo saprà – spiega l’ex presentatrice – Sicuramente è stato un contagio sessuale con una donna. La droga non c’entra nulla“.
Poi, accusa il mondo del calcio, reo di aver volontariamente trattato Giuliani “con diffidenza. Paura. Distacco. Tuttora nessuno ricorda più Giuliano, nessuno parla più di lui. Solo perché l’Aids è una malattia scomoda, dà fastidio in un ambiente come quello del pallone. E tutto questo mi ferisce, mi amareggia. Non è giusto“.