All’indomani del referendum gli interrogativi sono tanti, le risposte ancora poche. Non ci riferiamo solo al destino dell’Italia, ma anche alle modalità molto opinabili in cui avvengono ancora le votazioni. La giornata di ieri è stata caratterizzata dal polverone sollevato per la presunta matita cancellabile denunciata da alcuni elettori. Polemiche cavalcate soprattutto dalla fazione del NO, ma sollevate (crediamo, non possiamo sapere) in maniera ‘neutrale’.
Ma il caos non finisce qui. Sui social, infatti, è stata notata anche una foto ritraente la scheda elettorale con votazione annessa e, scommettiamo, di situazioni simili ce ne saranno molte altre. Questo evidenzia non solo un tipico malcostume italiano, ma anche la pochezza dei controlli all’ingresso dei seggi, visto che (in teoria) è vietato entrare in cabina con dispositivi quali telefoni e macchine fotografiche.
Prima del voto, infatti, il presidente di seggio dovrebbe prendere in consegna telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini, da riconsegnare a votazione avvenuta. Questo non avviene praticamente mai, con conseguenti illeciti inanellati senza (tra l’altro) alcuna punizione (chiunque contravviene al divieto, infatti, dovrebbe essere punito con l’arresto da tre a sei mesi e con l’ammenda da 300 a 1.000 euro, ai sensi dell’articolo 1, 48 comma 4, del decreto- legge 1° aprile 2008, n. 49, convertito dalla legge 30 maggio 2008, n. 96).
Se ci fossero maggiori controlli, se ci fossero più serietà e responsabilità, probabilmente si eviterebbero (soprattutto alle comunali) anche le compravendite di voti che dilaniano la politica rendendola un mero baratto tra le parti. Ma in Italia, si sa, c’è allergia per le cose fatte bene.