Oggi è il 27 gennaio, “Giornata Internazionale della Memoria”: “per non dimenticare” è lo slogan. Una giornata in cui da anni si organizzano maratone televisive, mostre fotografiche, spettacoli teatrali, nata con lo scopo di non cancellare dalla memoria le atrocità compiute durante la Seconda Guerra Mondiale, per non ripetere più quegli “errori”.
Ma la storia è stata piena di genocidi simili alla Shoah, prima e purtroppo dopo. Sì, dopo. Basti pensare all’eccidio in Ruanda, ai massacri in Bosnia, alle persecuzioni dei cristiani in Africa e non ultima la questione immigrati. Siamo abituati a vedere immagini di ebrei in fila per entrare nelle camere a gas o ammassati come bestie in vagoni che li avrebbero condotti verso la morte. Eppure non c’è niente di diverso da quello che accade oggi. Viviamo all’ombra di Auschwitz eppure non ci accorgiamo di quanto sia così attuale l’odio per l’altro, il razzismo e il cripto-nazismo.
La mente corre subito a quell’immagine di Belgrado, dove circa 7000 migranti provenienti da Afghanistan, Pakistan e Siria erano in attesa di passare il confine ungherese a nord della Serbia. Famiglie e bambini al gelo, in accampamenti e in fila a -22 gradi per un piatto caldo. Questo perché l’Ungheria ha fatto una scelta politica: solo 20 persone al giorno ammesse nel proprio Paese. E così intere famiglie disperate si ammassano al confine tra la zona di guerra e le barriere anti-migranti.
E poi ci sono i barconi, che trasportano anime disperate in cerca di un riparo, dove invece molto spesso trovano la morte. E poi c’è Trump, che ha basato la sua campagna elettorale sulla costruzione di un muro di ferro che dividerà gli Usa dal Messico. Ma non solo fatti eclatanti: l’odio e il razzismo si vedono anche e soprattutto nella quotidianità.
Stranieri che vengono in Italia non solo con la speranza di migliorare la loro vita, ma di sopravvivere alla guerra e alla fame. Così cercano di lavorare, di integrarsi, ma ogni giorno convivono con i pregiudizi, con il razzismo. Ed è così che nascono episodi come quello accaduto a Venezia, del ragazzo che è annegato nel canale e della gente che invece di aiutarlo lo insultava. Oppure della tragedia di Emmanuel, il nigeriano ucciso perché aveva tentato di difendere sua moglie dalle offese di Amedeo Mancini, ultrà implicato nella lite. Ma questi sono solo alcuni dei più recenti fatti di cronaca accaduti ai danni di immigrati.
Allora più che “non dimenticare” forse dovremmo riflettere e riconoscere da questi episodi l’odio verso l’altro, un “nazismo” nascosto dal “dobbiamo proteggerci dai terroristi”. Ricordiamo che tutto iniziò con la chiusura delle frontiere agli ebrei e che crebbe con un sentimento di insofferenza verso un intero popolo che fu avviato verso l’annientamento.