Tra le nuove proposte di Sanremo 2017, c’è Antonio Prestieri, in arte Maldestro. Nato a Scampia, è figlio del boss pentito Tommaso Prestieri. Il cantautore napoletano sta facendo incetta di premi: nel 2013 ha infatti vinto il Premio Luigi Tenco. Un esempio di come, anche da un quartiere difficile come quello di Scampia, possa nascere un talento artistico. Una storia di riscatto sociale, quella di Maldestro, che ricorda molto quella di Armando Izzo, arrivato in Serie A da Scampia. Il giovane cantante si esibirà nella terza serata di Sanremo, con il brano “Canzone per Federica“. E’ la storia vera di una ragazza che sogna di fare l’attrice, “un inno alla vita, a fermarsi mai, nonostante le avversioni. Un inno a credere nel futuro, nonostante questo futuro appaia stanco“. Così, Maldestro descrive il suo brano.
Ascoltando (e leggendo) il brano, non si può notare quel “Sarà” che inizia ogni quartina del testo. Un’anafora che racchiude tutto il senso della canzone: il futuro. Proprio l’avvenire è il tema principale del brano. Un avvenire che può apparire nebuloso ed incerto, ma che bisogna cercare di inseguire con forza, nonostante tutto.
Sarà che un giorno si brucia
come si brucia la vita
sarà che il tempo lo conti
appoggiando il naso alle dita
Sarà la legge complessa
di questa immensa natura
sarà la forza di piangere
non lasciarti da sola
…
Ma tu, cammina, cammina
accumula strade
lasciando che tutto
si muova
Ma tu, respira, respira
non chiudere gli occhi
se il buio della notte
ti trova
Un’anima sensibile quella di Maldestro ma, al tempo stesso un po’ incasinata. Il suo nome d’arte non è casuale: “Maldestro? Lo sono realmente. Inciampo nelle cose, nei bicchieri, nei piatti – spiega a Soundsblog – So’ proprio così, non è un nome per fare il personaggio. Canto le cose che scrivo, non so dove collocarla ma è una musica che mi viene da dentro e mi libera“.
Intervistato da Il Fatto Quotidiano, Maldestro ha poi voluto parlare della città in cui è nato e cresciuto, Scampia: “E’ un quartiere particolare. Ha dei problemi, ma come ne hanno molti in Italia. La maggior parte delle persone che vive lì è fatta di gente per bene, ma non se ne parla, e si preferisce guardare altro. E’ giusto che esista Gomorra, una serie bellissima, cinematograficamente perfetta. Mi piacerebbe che ci fosse anche un Woody Allen che raccontasse l’altra parte di Napoli, quella intima ed introversa. A Napoli si piange anche per amore“.