Film napoletano al Festival di Cannes: storia di una donna che salva bimbi dalla camorra
Apr 21, 2017 - Redazione
Set del film "L'Intrusa" di Leonardo di Costanzo. foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Un film napoletano in concorso al Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, in programma dal 18 al 28 maggio e altri due film italiani in gara. Saranno tre i registi italiani a rappresentare il paese a Cannes: Leonardo Di Costanzo, regista di Ischia con “L’intrusa”, Roberto De Paolis con “Cuori puri” e Jonas Carpignano con il film “A Ciambra”.
Filmitalia racconta così la trama:
“Un racconto ambientato nel mondo del volontariato, tra coloro che quotidianamente si trovano a contatto diretto col disagio e con quelle fasce della società troppo frettolosamente e spesso ingenerosamente etichettate come “cattive”.
La storia è ambientata nella periferia napoletana all’interno di un centro di accoglienza. Il centro è stato aperto anni prima da una donna del Nord Italia assieme al marito poi morto. La donna continua a gestirlo con passione, negli anni, ha creato intorno a sé una comunità solidale con proprie regole e una forte identità.
Un giorno, però, in quel luogo arriva l’intrusa del titolo, cioé la moglie di un camorrista, che per motivi misteriosi decide di andare a nascondersi proprio all’interno del centro, ma che, con la sua sola presenza, è destinata a scompaginare la già difficile quotidianità.
L’Intrusa non è un film sulla camorra; è un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza. L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo”.