Alle 00:50 del 25 aprile dalla base Nasa di Wanaka, Otago, in Nuova Zelanda, un pallone stratosferico è decollato con successo raggiungendo l’altitudine di 33 km. Per cento giorni il sofisticato ordigno sorvolerà il nostro cielo, sfiorando l’atmosfera, con l’obiettivo di osservare raggi cosmici di altissima energia. I dati raccolti da questo esperimento saranno utili a creare un rivoluzionario osservatorio spaziale, inoltre potrebbe avvicinare alla creazione di nuovi e velocissimi mezzi di trasporto.
Anche in questa complicata missione, Napoli è protagonista. Infatti, l’osservatorio EUSO-SPB (Extreme Universe Space Observatory – Super-Pressure Ballon) che ha dato vita alla ricerca, è nato collaborazione internazionale tra sedici paesi, tra cui l’Italia, rappresentata dall’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’Asi. Fra gli italiani un folto gruppo è costituito da ricercatori napoletani di età compresa tra i 30 e i 56 anni.
Sono proprio i nostri conterranei ad essere responsabili del progetto e della realizzazione delle sue componenti principali. Inoltre, è proprio nella sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che ha sede il centro di monitoraggio e controllo che analizzerà i risultati e prenderà tutte le misure di sicurezza necessarie nei cento giorni di volo del pallone stratosferico.
“La responsabilità di seguire direttamente da Napoli – commenta la giovane ricercatrice ischitana Valentina Scotti su Repubblica – come centro europeo le fasi di volo dello strumento è la ciliegina sulla torta di un percorso di lavorativo di diversi anni. Ho iniziato da laureanda e portato avanti il progetto in tutte le fasi, attraverso tre continenti” Tanto sollievo, quindi, per la riuscita del progetto, ma soprattutto tanto orgoglio per i giovani che, ancora una volta, hanno lanciato Napoli nello spazio.