La questione Terra dei Fuochi è un problema gravissimo che va affrontato e risolto nel minor tempo possibile. Si sono spese molte parole al riguardo che hanno solamente alimentato confusione e panico nelle persone, già afflitte profondamente da questa piaga. Dalla correlazione tra inquinamento ambientale e tumori, alle liste dei comuni campani in cui si muore di più, fino ad arrivare ai prodotti alimentari della Campania “banditi” dai mercati nazionali ed esteri.
Noi abbiamo voluto ascoltare il parere della Dottoressa Paola Dama, dottore di ricerca in oncologia molecolare e farmacologia all’University of Chicago, per cercare di fare un po’ di chiarezza sulla questione, già di per sé complicata e spinosa.
– Dott.ssa Dama, ci spieghi in poche parole il suo pensiero e la missione della Task Force “Pandora”.
La Task Force Pandora è semplicemente un gruppo multidisciplinare spontaneo coordinato da me, a cui partecipano volontariamente scienziati che mettono a disposizione dati ed informazioni. Ho iniziato con la denuncia del fenomeno dei roghi, quando il problema non era ancora conosciuto mediaticamente e in quegli stessi anni mi occupavo di divulgazione scientifica confutando quelle che oggi appunto chiamano “fake news”. Solo successivamente quando scattò un vero e proprio allarme sociale, mi resi conto che era arrivato il momento di far intervenire la Comunità scientifica attraverso un confronto, per poter guidare correttamente i cittadini e la politica. Lanciai un accorato appello sui social network rivolto a tutte le competenze professionali, tra tecnici e scienziati. L’idea era quella di poter studiare e rispondere insieme sulla questione de La Terra dei Fuochi. L’invito fu lanciato in particolare a chi fino ad allora era già in prima linea, in modo da poter donare al gruppo di studio, che allora si stava formando, la competenza e le informazioni necessarie al fine di discuterne insieme in un nuovo contesto multidisciplinare come mai avvenuto prima. Alcuni di loro non hanno mai accettato di partecipare ai nostri incontri, gli stessi che poi nel tempo mi hanno deriso ed insultata.
– L’anno scorso l’Istituto Superiore della Sanità ha diffuso un dossier che indicava una forte correlazione tra l’inquinamento ambientale della Terra dei Fuochi e i casi di tumore. Lei cosa ne pensa al riguardo?
Ricordo molto bene quello che successe l’anno scorso, perché in quel periodo ero in Italia ed ho fatto di tutto per cercare di far capire quante sciocchezze venissero riportate, smentite poi dalla stessa Dott.ssa Musmeci dell’ISS, che intervenne in difesa del direttore del Registro Tumori Mario Fusco a cui furono chieste le dimissioni da leader di associazioni veramente discutibili. Innanzitutto la notizia era vecchia di due anni, ma fu rilanciata come un nuovo studio, cosa assolutamente falsa perché era in riferimento a quello del 2014. Nel dossier inoltre è chiaramente scritto (pag. 2) “Le caratteristiche metodologiche dello studio SENTIERI non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni di nessi causali”. Queste considerazioni valgono in particolare per le patologie ad eziologia multifattoriale come i tumori. A pag. 26 è scritto “E’ al momento difficoltoso individuare i fattori ambientali specificamente associati all’insorgenza dei tumori infantili … poiché i tumori, in particolare quelli infantili, possono essere il risultato di una combinazione di cause genetiche e ambientali”. Quindi lo studio non dimostra alcun nesso tra rifiuti e tumori o altre patologie semplicemente perché è uno studio epidemiologico trasversale (o geografico) e questo tipo di studi non ha questa capacità. Non solo. I dati presentati erano in linea con quelli regionali non mostrando appunto differenze, ma furono presentati solo i dati dei Comuni della Terra dei Fuochi (che allora erano 55).
– Dott.ssa lei considera un “caso di disinformazione scientifica” quello relativo ai dati diffusi dal Pascale sui comuni in cui si muore di più. Ci spieghi meglio cosa intende.
Dobbiamo distinguere tra due tipi di indicatori usati in epidemiologia, l’incidenza e la mortalità. Il caso di disinformazione scientifica avvenuto nel 2014 fu denunciato durante i lavori del congresso dell’AIRTUM, in quanto fu fatto presente e ribadito che non si possono usare dei dati di mortalità per descrivere delle possibili correlazioni tra l’ambiente ed i tumori. Anche il portale dell’epidemiologia oncologica Italiana (http://www.tumori.net/it3/) ha corretto la presentazione del lavoro del Pascale, precisando che lo studio tratta di mortalità e non di incidenza, che è la vera misura del numero di nuovi tumori su un territorio.
– Lei ha ribadito più volte l’esistenza di un registro tumori in Campania, eppure la maggior parte delle persone non lo sa, come ad esempio le mamme dei bambini che muoiono di cancro, che coadiuvate e sostenute dalle Associazioni, hanno più volte chiesto di visionarli. Sono aggiornati? Perché le persone non ne sono a conoscenza?
I giornalisti continuano a perpetrare questo errore di disinformazione pur oggi avendo accesso a tutte le fonti. In molti non sanno ad esempio che i nostri Registri sono i più aggiornati secondo quelli che sono i criteri della ricerca epidemiologica. Non possiamo di certo aspettarci dati del 2017, come in molti reclamano.
Per il resto, la gente si sta affidando a gente incompetente ed affarista, senza scrupoli, non dimentichiamo che sono in gioco incarichi, poltrone, soldi. Vi è in atto una vera e propria speculazione. Non vi è alcun interesse nella causa comune, talvolta gli stessi che dicono di combattere, sono solo a caccia di risarcimenti. Quello che da tempo dimostriamo con i fatti viene deriso e messo in discussione. Gli scienziati, quelli seri ed onesti, non rispondono alla percezione delle persone, non parlano alla pancia, sono razionali, si pongono le giuste domande per trovare le soluzioni ai problemi. Non speculano, lavorano tanto ed in silenzio, si confrontano con la Comunità scientifica internazionale, pubblicano i loro lavori su riviste specializzate. È molto facile non essere convincenti anche per la complessità dei concetti. Tra l’altro la stessa contraddizione nelle notizie porta a non avere fiducia in nessuno, per cui la verità, se non porta ad un beneficio, è veramente difficile farla emergere.
– Negli ultimi tempi, non possiamo negare, che i casi di tumore infantile e di morte in tenera età sono aumentati. Come lo spiega lei?
Sono stati presentati a Lione in Francia i dati di uno studio internazionale coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e pubblicato l’11 Aprile scorso su The Lancet Oncology che mostra che nel 2001-2010, vi è stato un aumento a livello mondiale del 13% dell’incidenza di tumori infantili negli ultimi venti anni. Lo studio ha dimostrato che la leucemia è il tumore più comune nei bambini di età inferiore ai 15 anni, che costituiscono quasi un terzo dei casi di cancro infantile. Tumori del sistema nervoso centrale al secondo posto (20% dei casi), e linfomi hanno rappresentato il 12% dei casi. L’articolo riporta anche, per la prima volta, l’insorgenza del cancro negli adolescenti (età 15-19 anni). I tumori più comuni erano linfomi (23%), seguiti dai casi classificati come carcinomi e melanoma (21%). I dati di questo studio sono stati forniti da 153 registri tumori in 62 paesi, dipartimenti e territori, che coprono circa il 10% della popolazione del mondo dei bambini.
In Campania, cosa che in molti non sanno, abbiamo i dati di incidenza del Registro tumori infantili, che indicano che, nel periodo 2008-2012, i tassi standardizzati per tumori maligni nei bambini e negli adolescenti campani (0-19 anni), risultano in linea con i dati osservati, nello stesso periodo, a livello nazionale e non si evidenziano differenze statisticamente significative in nessuna delle cinque province della Regione. Questo è il risultato dell’indagine epidemiologica condotta dal Santobono per l’Airtum l’associazione italiana registri tumori. Il confronto, condotto anche per i principali gruppi di tumore maligno, (leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale) non ha mostrato differenze statisticamente significative.
– Anche il compianto oncologo Umberto Veronesi ha affermato più volte che nella Terra dei Fuochi e a Taranto la mortalità e l’infertilità, soprattutto maschile, dipende dall’inquinamento ambientale. Lei cosa ne pensa?
In questo momento molte tesi si stanno facendo avanti e non credevo che Veronesi potesse fare dichiarazioni tanto approssimative senza avere in mano alcun dato scientifico che ne dimostri in maniera inconfutabile quanto asserito, appunto come abbiamo fatto noi dal primo momento. Non parlo per opinioni, ma sulla base della conoscenza attuale. Studi validati. Prima di ogni altra premessa, vorrei ricordare qui ancora una volta che io ho iniziato denunciando il fenomeno dei roghi molto tempo prima che la popolazione reagisse, questo per dire che non sto negando in alcun modo il problema. Nello stesso tempo però è importante far capire la complessità dell’argomento e che l’inquinamento è una bestia che va combattuta a prescindere. L’approssimazione ha portato in questi anni a spendere soldi e risorse umane per confermare quello che sapevamo già anni prima. Non si può ancora tollerare questo, con una Regione massacrata da tanti problemi che la politica non affronta se non in termini di contentini.
-Perché, secondo lei, si continua intenzionalmente a far credere alle persone che ci sia un collegamento tra quello che mangiano e il tumore?
Una cosa è la correlazione alimentazione e salute, altra è la correlazione tra i prodotti campani e salute, cosa ben diversa ed intenzionalmente portata avanti da anni pur conoscendo la verità dei fatti dimostrati e cioè che i nostri prodotti sono sani. Piuttosto un numero crescente di studi sta dimostrando l’importanza di una sana alimentazione nella prevenzione del cancro. Secondo l’American Institute for Cancer Research e’ stato stimato che le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa tre tumori su dieci. Per esempio i nitriti e nitrati utilizzati per la conservazione dei salumi facilitano la comparsa del tumore dello stomaco. Talvolta i cibi possono essere contaminati da sostanze come le aflatossine, liberate da determinate muffe nel mais o in altre granaglie e legumi mal conservati responsabili del tumore al fegato. Studi epidemiologici hanno dimostrato che un’alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della malattia. Altro invece è continuare ad affermare che i nostri prodotti sono contaminati e veicolo di metalli pesanti che si accumulano nell’uomo causandone di conseguenza la malattia.
– Ho letto che i suoi studi quasi non vengono presi in considerazione dagli organi di informazione. Come spiega questa censura?
Ribadisco ancora una volta i numerosi interessi che girano intorno a questo fenomeno, per cui invece di puntare alla risoluzione dei problemi, insistiamo nel chiedere soldi pubblici per fare cose che non sono altro che speculazioni. Allarmare la popolazione fa sì che certe scelte politiche, a continua caccia di consensi, siano dovute più per placare gli animi continuando di fatto a deresponsabilizzarla. I giornalisti mi hanno accusata di intimidazione, cosa assolutamente falsa e ridicola, lo dimostra la lettera aperta rivolta al direttore dell’ordine pubblicata sul sito www.taskforcepandora.com. Sono stata censurata diverse volte, dalla RAI nazionale, ad esempio, che non ha mai mandato in onda una mia intervista, o dalla Tv Francese che si è giustificata con il fatto che nel montaggio non sono riusciti ad inserire la mia parte. Credo che la gente possa farsi facilmente due conti. Lavoro negli Stati Uniti da quasi 8 anni, senza santi in paradiso, se non vali ti rispediscono a casa. Sono una professionista che ama immensamente il suo paese, ma per lavoro è costretta a vivere lontano. Tutto quello che dicono su di me è falso, anzi aspetto da anni le prove di quello che dicono.