Vodafone Unlimited fa pubblicità ammazzando e offendendo la Lingua Napoletana
Mag 30, 2017 - Francesco Pipitone
Fare pubblicità in Napoletano scrivendolo pieno zeppo di errori, noncuranti che si tratti di una lingua con regole grammaticali, con una dignità che va rispettata esattamente come si fa con tutte le lingue: è una circostanza accaduta più volte, per esempio ad opera della Berna, di M&M’s o addirittura di una celebre marca automobilistica.
Adesso è il turno di Vodafone Unlimited, che su Instagram sta facendo girare un’inserzione sponsorizzata che fa letteralmente accapponare la pelle, contenente degli errori estremamente offensivi verso la lingua usata da Giambattista Basile, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Eduardo Filippo e perfino Giovanni Boccaccio. Offensivi perché potevano essere facilmente evitati.
“Iscrivt e sta senza pensier! O’ 6 giugn ciamm divertì” – questo è il messaggio di Vodafone Unlimited, scritto come si legge. È come se a scuola scrivessimo, al posto di What’s your name?, “Uots ior neim”. Un errore tanto più grave poiché collegato a un’azienda serissima, grande, che conta milioni di clienti.
Il tema della Lingua Napoletana è un argomento che sta molto a cuore a noi di Vesuvio Live, tanto da ideare una rubrica scritta in questa lingua. Un lavoro mai perfetto, estremamente difficile, ma altrettanto ripagante poiché sono molti i lettori che apprezzano questa attenzione a una Lingua Napoletana scritta il più correttamente possibile. Un lavoro che richiede lo studio di vari grammatiche, dizionari e testi dei grandi scrittori partenopei.
Poi arriva chi di turno e ti fa cadere le braccia, scegliendo una campagna pubblicitaria in Napoletano perché tira, ma senza rispettarlo. È l’altra faccia della medaglia, quella di chi per anni ha ignorato la cultura napoletana e che, in questo momento di ripresa della città e della sua immagine, probabilmente vorrebbe sfruttarne il presente positivo. Sulo chesta è ‘a storia vera / chi ce passa ‘a ‘sta città / vede si s’’a pò jucà – così scrisse il maestro Roberto De Simone, ed aveva (ha) ragione.
Sarebbe bastato poco a Vodafone Unlimited assumere qualcuno che, invece di quell’orrore, sarebbe stato in grado di scrivere Iscrivete e staje senza penziere! ‘O 6 giugno c’avimmo divertì. Non è complicato, è pure più bello e nobile già alla vista.
Non si pensi inoltre che la conoscenza della grammatica napoletana sia qualcosa paragonabile a saperi esoterici degni di Raimondo di Sangro. Volumi sulla materia se ne trovano abbastanza facilmente, come ad esempio una copia della seconda edizione della grammatica scritta dall’abate Ferdinando Galiani, risalente al 1789, reperita su una bancarella e pagata solo 15 euro, a Spaccanapoli. A quel prezzo ho ricevuto anche una buona chiacchierata arricchita da aneddoti e curiosità.
Risultano dunque estremamente incomprensibili i motivi che spingono alla sistematica offesa di una lingua, la lingua della canzone più amata e conosciuta al mondo, un simbolo della città di Napoli e dell’Italia intera, sì, perché ‘O sole mio e Funiculì funiculà nel mondo vengono additati come componimenti italiani, pur essendo espressione prettamente napoletana, l’idioma che caratterizza l’identità tre volte millenaria di Parthenope e che trascende i confini cittadini di Napoli. Rispettare una lingua significa rispettare il suo popolo.