Cavallo Mazzocchi, dai depositi a star del Museo Archeologico: fu scoperto da re Carlo III
Giu 25, 2017 - Claudia Ausilio
Dimenticato per quasi mezzo secolo nei depositi del Museo Archeologico di Napoli, il Cavallo Mazzocchi ora è la star del sito museale.
Alto e fiero, lo splendido cavallo scoperto nei primi scavi di Ercolano, voluti dal Carlo III di Borbone nel 1738, è stato ricostruito nel Settecento con piccoli frammenti di bronzo e faceva parte della cosiddetta “quadriga di Ercolano”. Ora si trova nel salone della Meridiana e sarà l’emblema della mostra su Johann Joachim Winckelmann, per i 300 anni dalla sua nascita e che si terrà dal 24 giugno al 25 settembre.
L’archeologo tedesco diede alle stampe nel 1767 il volume “Monumenti antichi inediti”, l’unico scritto dal tedesco in lingua italiana: il libro contiene 208 tavole che riproducono sculture, bassorilievi, gemme, candelabri, scarabei, busti, vasi, mosaici, suppellettili ed edifici che colpirono Winckelmann durante i suoi numerosi viaggi a Roma, Firenze, e poi Napoli, Portici, Pompei, Ercolano, Paestum e Caserta.
Del cavallo bronzeo di Napoli, scrisse di averlo visto nel museo di Ercolano durante il primo dei suoi quattro viaggi a Napoli (1758). Il Cavallo Mazzocchi, che deve il nome all’erudito capuano che ne scrisse la storia nell’iscrizione sulla base, non è stato mai valorizzato nel secolo scorso, quasi abbandonato nei depositi oggi rinasce e diventa il simbolo della mostra ‘Winckelmann e le raccolte del MANN’ voluta fortemente dal direttore Paolo Giulierini.
Ettore Gabrici (Bollettino d’Arte, VI, 1907, giugno anno I), ha studiato più volte il cavallo e il gruppo scultoreo della quadriga ercolanense, definito da lui stesso “il monumento più grandioso della plastica antica in bronzo a noi pervenuto“. Secondo lo studioso nel 1756 il restauro del cavallo stava per iniziare, si stavano mettendo i pezzi di bronzo insieme e nel 1759 il Winckelmann lo vide quasi del tutto restaurato. Dunque il minuzioso lavoro si concluse in poco tempo.
Il Cavallo Mazzocchi resterà nel salone anche dopo la chiusura della mostra, in attesa della sistemazione definitiva nella sezione della Scultura Campana dove farà parte dell’allestimento della Quadriga di Ercolano.