“Io speriamo che me la cavo” è un film del 1992 per la regia di Lina Wertmuller, uno dei pochi nei quali Paolo Villaggio non interpretava il mitico Fantozzi e tratto dall’omonimo libro di Marcello Dell’Orta.
1) Il set delle riprese: Arzano/ Corsano/Corzano
Il libro è ambientato ad Arzano mentre il film a Corzano, paese che nel film è in provincia di Napoli ma che nella realtà è della provincia bresciana. Nel film, poi, si fa riferimento a Corsano, un paesino della provincia di Lecce dove il maestro Sperelli vuole trasferirsi. Ma in realtà esistono anche Corsano, frazione di Tramonti nel salernitano; Corsano, la stazione ferroviaria della contrada Corsano, nella valle del Miscano tra le province di Avellino e Benevento.
2) I luoghi campani delle riprese
Io speriamo che me la cavo fu girato su due set campani: a San Giorgio a Cremano a Villa Pignatelli di Montecalvo e nella Reggia di Caserta.
3) La camorra
Lina Wertmüller dovette rinunciare all’idea di girare a Napoli perché, appena giunti in città, la camorra avvicinò la troupe e impose il pagamento del 10% del budget del film come pizzo. La regista spostò perciò il set a a Taranto: il Borgo Antico pugliese diventa così Napoli.
4) L’Ilva di Taranto
In una delle scene di Io speriamo che me la cavo il maestro Sperelli-Paolo Villaggio si affaccia dalla finestra: nel panorama di Taranto e sui titoli di apertura c’è anche l’Ilva, ripresa da corso Vittorio Emanuele II.
5) Il titolo del film: Io speriamo che me la cavo
Il titolo del libro e del film derivano dal tema di uno degli alunni del maestro Sperelli, dal titolo L’Apocalisse. “Tema: Quale parabola preferisci? Svolgimento. Io, la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, una a destra e una a sinistra”.