I Campi Flegrei sono un “supervulcano” che ha la camera magmatica in comune con il Vesuvio, situato, come sappiamo, in una zona densamente abitata per cui non vi è un serio piano di evacuazione. In questa zona, già diversi fa, furono autorizzate delle trivellazioni per sapere qualcosa in più sul vulcano, riguardo alla sua struttura, la sua attività e soprattutto circa il fenomeno del bradisismo. Un progetto a rischio zero secondo l’INGV, l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia: è davvero così?
Il Corriere della Sera ha portato avanti un’inchiesta su questo argomento, e nel suo resoconto si può leggere:
“Finora le trivellazioni si sono svolte ad una profondità di circa 500 metri. Non tutto il mondo scientifico però si schiera per il progetto: una serie di vulcanologi, e altri studiosi mettono in evidenza la pericolosità dell’azione in un’area così delicata. «Minime sollecitazioni come una perforazione possono innescare grandi effetti perché la caldera dei Camp Flegrei è un sistema molto instabile – spiega Giuseppe Mastrolorenzo vulcanologo dell’Ingv di fama internazionale -. Con delle ricerche negli ultimi decenni abbiamo dimostrato che anche una piccola fratturazione in profondità, si possono innescare processi di amplificazione di infiltrazione dei fluidi nelle rocce, aumenti di temperatura e deformazioni del suolo […] anche una piccola perforazione può indurre processi bradisismici, sequenze sismiche. Data la natura di criticità del sistema perforazioni in profondità potrebbero innescare anche un processo di fratturazione che potrebbe portare ad un’eruzione. Non possiamo collegare con certezza i due eventi ma un anno e mezzo fa, dopo le trivellazioni a Bagnoli, si verificò una sequenza sismica di oltre 200 scosse in poche ore […] Nelle Azzorre, due anni fa, è stata fatta una trivellazione simile a quella eseguita a Bagnoli in un’area vulcanica e lì (la notizia è stata tenuta sotto silenzio), ci fu un’esplosione e intorno al pozzo esploso ci sono state delle fratture che hanno devastato l’area per centinaia di metri e ora stanno raggiungendo città vicine. Questo anche perché non sappiamo nel tempo dopo sollecitazioni di territori con queste caratteristiche cosa possa avvenire»”.
Le trivelle, a causa del sequestro dell’area di Bagnoli, sono state fermate e un filone delle indagini si è occupato proprio della loro effettiva utilità e del rapporto pericolo/utilità, cioè, citando un modo di dire, se il gioco vale la candela. Sempre il Corriere ci fa apprendere che:
“In particolare in una delle consulenze della procura, viene chiarito che dal punto di vista scientifico quel tipo di trivellazioni sarebbero poco utili non potendo fornire informazioni aggiuntive rispetto a quelle già acquisite negli anni e tenendo conto anche che in quell’area c’erano già state trivellazioni tra gli anni ‘70 e ‘80. Il consulente dunque conclude che non c’è alcuna necessità scientifica di questo tipo di perforazioni. Un altro aspetto indagato dalla procura riguarda l’inquinamento: essendo quell’area fortemente inquinata ed essendo stata interessata da una «finta bonifica», gli investigatori stanno verificando se anche le trivellazioni possano aver peggiorato la situazione in relazione ad eventuali contaminazioni delle falde“.
Più di 3 milioni di persone, già a rischio per il solo fatto di vivere in quell’area senza che vi sia un vero piano di evacuazione, allo stato delle attuali conoscenze in materia vulcanologica e geofisica sono sottoposte all’ulteriore rischio che eventi eruttivi e sismici possano essere provocati dall’attività dell’uomo, un’attività inutile perché le trivellazioni non stanno contribuendo in alcun modo alle conoscenze circa il vulcano dei Campi Flegrei.