“Una regione bruciata dalle fiamme, assetata d’acqua, deturpata da cemento selvaggio e da mancata depurazione”, comincia così il dossier di Legambiente pubblicato oggi sul suo sito ufficiale. L’estate della Campania è un’estate da dimenticare, vissuta tra roghi e mancanze d’acqua, deturpata da cemento selvaggio, illegale e disordinato, con ancora tanti punti critici sul fronte dell’inquinamento marino.
E i numeri della Campania sono da brivido: le fiamme hanno distrutto, tra maggio e luglio, 13.037 ettari di superfici boschive, quattro volte la superficie bruciata in tutto il 2016. Maggiormente colpite le aree protette: dai Parchi nazionali, Vesuvio in primis, a quelli regionali. In particolare, 24 Siti di Importanza Comunitaria, 6 Zone di Protezione Speciale e 13Parchi e Aree protette. Un danno economico enorme, se si considera che ogni ettaro di bosco distrutto dal fuoco costa alla collettività circa 20mila euro tra attività di spegnimento e rinverdimento, smaltimento dei residui e legna perduta nell’incendio.
Ma la Campania è in testa anche alla classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento costiero, con 764 infrazioni accertate dalle Capitanerie di porto e dalle altre forze dell’ordine. Primato che riguarda anche il numero delle persone denunciate, 855, e dei sequestri, 234.