“Non posso andare a Napoli come prima. C’è una parte della città che mi è molto ostile. Se ti porto a fare un giro lo vedi con i tuoi occhi. C’è gente che mi sputa addosso. Dicono che ho fatto i soldi a costo della città. Il denaro onesto che ha guadagnato una persona che scrive è un problema, ma quello che hanno fatto i criminali durante tutti questi anni no…. Ma più mi allontano, più scrivo su Napoli. La distanza aumenta la vicinanza del cuore, del pensiero, dell’analisi. Tutto il mio distanziamento è un modo per continuare a essere a Napoli. È la mia terra, la conosco molto bene e mi manca. Per questo mi sembra un’infamia che mi chiamino nemico della città“.
Poi una risposta a chi sostiene che metta in cattiva luce la città: “Quello che faccio non è parlare male della città, ma raccontare una ferita perché si risolva. Il fatto che i delinquenti s’ispirino alla serie non significa che non abbiano commesso lo stesso i delitti. Tuttavia riconosco che il mondo criminale si vede così rappresentato nelle mie storie, che vi cerca parte della sua identità”.