Saviano: “Gli italiani come il piccolo Ciro: eroi nel disastro. Qui si muore di inefficienza”
Set 11, 2017 - Redazione
Terremoti e alluvioni: l’Italia piange vittime e assiste impotente al ribellarsi della natura. Neanche un mese fa i morti di Ischia, ora quelli di Livorno. Vite sommerse dalle macerie o spazzate via dalla tempesta. La domanda che si pongono tutti è: è possibile evitare queste tragedie? La risposta è sì, e a sostenerlo è anche Roberto Saviano, che in un lungo post su Facebook sfoga così la sua rabbia: “Ma davvero vogliamo continuare a immolare vite sull’altare dell’inefficienza? Eroe nel disastro più totale e cupo, ecco cos’è chi vive in Italia. Ma è davvero possibile assuefarsi al racconto di eroi che hanno messo in pericolo le proprie vite o che sono morti per salvarne altre?”.
Il ricordo di Ischia e degli eroi incolpevoli: “Poche settimane fa eroe è stato il piccolo Ciro a Ischia, eroe suo malgrado, eroe per responsabilità di una gestione criminale del territorio. E ora Simone e Roberto, il padre e il nonno di Livorno che hanno perso la vita nel tentativo di salvare Glenda e il piccolo Filippo, imprigionati in una casa sommersa dal fango. Morti nel sonno. Sepolti vivi. Dopo mesi di siccità in due ore è caduta una quantità d’acqua enorme, eppure i cittadini chiedevano che i greti dei fiumi venissero puliti, per affrontare l’emergenza sperando di non dover contare vittime. Un testimone racconta a Marco Imarisio del Corriere della Sera: “L’abbiamo detto in ogni modo, ci è stato risposto che non c’erano i soldi”.
Lo scrittore continua il duro attacco: “Non c’erano soldi? In Italia si muore di inefficienza, di totale mancanza di gestione ordinaria del territorio: è questo che trasforma eventi straordinari in vere e proprie catastrofi. Oggi Il Secolo XIX, citando un recente studio di Legambiente, ricorda che “dal 2010 al 2016 in Italia si sono registrati 242 eventi meteo catastrofici […] Disastri che hanno causato la morte di oltre 145 persone e l’evacuazione di oltre 40mila. Un’ecatombe dovuta a incuria e scarsa programmazione, che ha un costo notevolissimo”. Esatto, un costo notevolissimo: perché costa meno mettere in sicurezza che stanziare fondi per le emergenze. Sapete però qual è la differenza? Che la gestione ordinaria può essere tenuta sotto controllo, possono essere monitorate le procedure; in emergenza, invece, tutto salta. In emergenza valgono regole diverse. Le procedure di assegnazione degli appalti devono essere veloci e i controlli artatamente omessi. L’Italia è il Paese delle emergenze, ovvero quel Paese in cui le vite dei cittadini sono tutto sommato sacrificabili sull’altare dell’inefficienza”.