Scomparsa alle prime luci dell’alba del 3 settembre e ritrovata solo ieri, morta, dopo la confessione del suo fidanzato. L’ha uccisa lui, infatti, Noemi Durini, giovane sedicenne di Specchia, della provincia di Lecce. Un coltello l’arma utilizzata dal diciassettenne per compiere il delitto che, dopo l’interrogatorio sostenuto dall’assassino nella notte, si infittisce di numerosi particolari.
“L’ho uccisa con un coltello che Noemi aveva con sé quando è uscita dalla sua abitazione. L’ho ammazzata perché premeva per mettere in atto l’uccisione di tutta la mia famiglia“. Queste le parole che il ragazzo – stando all’ANSA – avrebbe riferito al procuratore capo del tribunale dei minori di Lecce Maria Cristina Rizzo.
Coltello che, dunque, sarebbe servito forse a mettere in atto un tremendo piano contro le famiglie dei due fidanzati, effettivamente ostacolati nel loro rapporto dai familiari, che non vedevano di buon occhio il rapporto tra i due. La madre di Noemi, infatti, aveva già denunciato il fidanzato di sua figlia per il carattere troppo violento.
Una denuncia che non ha evitato la precoce dipartita a Noemi, ritrovata in una zona boschiva di Castrignano del Capo, parzialmente coperta da sassi e sterpaglie. A condurre gli inquirenti sul luogo del delitto lo stesso carnefice della vittima, che all’uscita della stazione dei carabinieri di Specchia ha anche rischiato il linciaggio dalle persone appostate proprio lì e verso cui il ragazzo avrebbe addirittura fatto un segno di saluto in atteggiamento di sfida.
Ora lo stesso rischia una condanna per omicidio colposo, mentre al padre – anch’egli apparentemente implicato nella vicenda – è stato consegnato un avviso di garanzia per sequestro di persona e occultamento di cadavere.