Non avrà né un nome né un volto, mai più. Resterà impunita per sempre la persona che nel 2004 violentò e uccise Romina del Gaudio, allora 19enne dei Camaldoli. Per il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, infatti, il caso è da archiviare. Tredici anni di indagini non sono, dunque, bastati agli inquirenti per trovare il colpevole di quel terribile misfatto, che oggi torna a fare ancor più male agli amici e ai parenti della ragazza.
L’ultima volta che fu vista in vita era il 4 giugno 2004, in un bar di Aversa, città nella quale lavorava come promoter della Wind. Quarantacinque giorni dopo fu, invece, ritrovata a pezzi nel bosco nei pressi della Reggia di Carditello, a pochi chilometri dal comune di San Tammaro. L’autopsia rivelò, poi, che Romina del Gaudio era stata prima violentata e in seguito uccisa con due colpi di pistola alla testa e alla gola e con una coltellata dietro la schiena.
Molte le piste seguite da quel momento e tanti i nomi iscritti nel registro degli indagati, ma tutte le piste non hanno mai portato ad alcunché, tanto che già per tre volte era stata richiesta l’archiviazione del caso. Dopo aver indagato, però, su una possibile vendetta contro il padre della ragazza (che per giunta l’aveva abbandonata all’età di 4 anni), per aver testimoniato in un processo in Germania; e su una possibile relazione di Romina Del Gaudio con un affiliato al clan dei Casalesi, stavolta Gabriella Casella, a capo del Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, nonostante gli sforzi profusi, si è dovuta arrendere ai cavilli burocratici della giustizia, una giustizia che per Romina e la sua famiglia non ci sarà mai.