Sono alcuni giorni che circola una foto in cui si mostra una strada del quartiere di Napoli, Sant’Antonio Abate, che è stata asfaltata in maniera poco gradevole dal punto di vista estetico. Le critiche mosse sui social e sul web è proprio sulla bruttezza del lavoro completato, un vero e proprio rattoppo che effettivamente non è bello da vedere.
Stefano Maria Capocelli, assessore alla Mobilità e al Turismo della Quarta Municipalità di Napoli, ha scritto un lungo post su facebook spiegando a tutti il perchè è stata asfaltata in maniera così brutale la strada, coprendo i basoli.
“Provo a spiegare ancora una volta come stanno le cose. Siamo in via Sant’Antonio Abate, uno dei quartieri più antichi di Napoli. Anzi, pensate un po’, la conformazione di questa strada è proprio la più antica visto che, urbanisticamente parlando, dal ‘400 ad oggi ha mantenuto inalterata la propria struttura. Luogo che, vi assicuro, il 90% degli svizzeri sopra citati non sa nemmeno che esiste”.
“I residenti qui avevano un disagio enorme: i basoli, antichi, consumati e mai manutenuti (perché abbiamo dimenticato che in questa città per 40 anni la manutenzione non si è mai fatta se non negli ultimi 6 anni in cui sono state e si stanno rifacendo chilometri di strade – il rapporto è di 1 km a 10 tra le precedenti amministrazioni e quelle di De Magistris) si erano sconnessi tra loro e creavano un evidente disagio, per non dire PERICOLO PER LA PUBBLICA INCOLUMITÀ. La municipalità ha sollecitato e la Napoli Servizi è intervenuta”.
“Non essendo ingegnere, architetto, geologo né onnisciente (ma un mero collaboratore di un presidente di municipalità) vi confesso che a intervento compiuto, pensate un po’, proprio come voi ho pensato: “uà o’ cess”.
E sapete che ho fatto? Non ci crederete mai. Ho chiesto. E questa, in sintesi è stata la risposta: “L’asfalto protegge e conserva i basoli. Nelle situazioni di emergenza e di pericolo per la pubblica e privata incolumità i basoli non vanno assolutamente tolti ma va sistemato un conglomerato bituminoso a caldo per riempire i dislivelli non dovuti a cedimento ma a usura o spaccature della pietra lavica. L’intervento è da considerarsi quindi lecito, necessario, provvisorio e non definitivo. Le considerazioni sono da ascrivere ad una situazione di emergenza prima e poi relativa ai costi”.
“Intanto i residenti erano contenti. Ma il web insorgeva e ad un certo punto ho pensato che per le strade potessero riversarsi da un momento all’altro folle di indignati che, vivendo in Svizzera, uno schifo del genere non potevano tollerarlo”.
“La risposta, che essendo stata data da chi realmente ha una laurea in ingegneria e realmente ha esperienze nella pubblica amministrazione, l’ho assunta per vera. Certo, resta il fatto che la strada è il cesso.
Così ci stiamo adoperando per il ripristino che ovviamente, al netto dei tempi biblici della pubblica amministrazione, che oggi riversa in condizioni pietose di bilancio, verrà effettuata”.