Napoli – Il 20 ottobre era stato siglato dal Comune di Napoli e l’ANM un protocollo per salvare l’azienda di trasporti napoletana dal fallimento. L’accordo era arrivato solo dopo sei incontri, ma, nonostante questo, alcuni sindacati hanno espresso il loro disappunto. Oggi, l’USB si è opposto ufficialmente al protocollo. Ecco quanto ha scritto nella nota che accompagnava l’atto ufficiale:
“Il protocollo politico proposto dall’Amministrazione Comunale – in assenza di un reale piano economico – è un documento carico di belle parole ed annunci di intenti, l’ennesimo libro delle favole dopo l’accordo del 13 marzo tra il Comune e la maggioranza delle Organizzazioni Sindacali. L’Unione Sindacale di Base ritiene che sia impossibile rilanciare l’ANM con un piano senza fondi, inoltre mancano all’appello i 65 milioni di beni immobili previsti dalla DGC n° 23 per la ricapitalizzazione.
In questo modo, il salvataggio dell’ANM rischia di diventare una lenta agonia verso il fallimento e la privatizzazione. Non basta ripianare il capitale sociale per garantire la continuità aziendale, serve un’operazione dal valore economico reale per salvare la partecipata dal fallimento. L’Azienda ha bisogno di iniezioni di risorse e di un concreto piano industriale per evitare che il sacrificio chiesto ai cittadini ed ai lavoratori non resti vano.
Per salvare l’ANM bisognerebbe attuare quella disobbedienza civile verso i poteri forti ed il governo nazionale tante volte annunciata da questa Amministrazione Comunale – in primis dal Sindaco di Napoli Luigi de Magistri – e mai realizzata. L’USB ritiene che l’unica soluzione tecnicamente realizzabile passi attraverso uno scatto di orgoglio da parte della categoria e di tutte le forze sane di questa città, per portare le nostre problematiche al Governo Nazionale e Regionale, corresponsabili dello strangolamento economico, finanziario e politico di Napoli e della sua area metropolitana.
Dobbiamo pretendere che il Governo centrale si faccia carico, come già avvenuto per l’EAV, di risanare la situazione debitoria dell’ANM e, nel frattempo, si lavori per una conferenza dei servizi che integri in modo chiaro, efficace ed efficiente, i diversi vettori presenti sul territorio regionale ed in ambito metropolitano. Il fallimento dell’ANM non può e non deve cadere né sulla pelle dei cittadini, né sulla pelle dei dipendenti.
È impossibile che non vi siano colpe o responsabilità manageriali e di chi aveva il compito di controllare i bilanci. Inaccettabile affidare il risanamento ed il rilancio dell’Azienda a chi l’ha condotta sull’orlo del baratro. Da anni vengono segnalate anomalie nella gestione del personale, sprechi e privilegi; denunce rimaste inascoltate o, peggio ancora, prese a pretesto per vessare il personale. Bisogna per davvero rompere con l’insieme degli intrecci affaristici e clientelari che attanagliano la città.
L’USB, consultati i lavoratori, al termine delle assemblee effettuate all’interno dei luoghi di lavoro, scioglie definitivamente la riserva sull’ipotesi di protocollo sottoscritta il 20 ottobre, con esito negativo. Contestualmente dichiara la ripresa dei percorsi di mobilitazione e di lotta, a partire dallo sciopero generale del 10 novembre, come trampolino di lancio di ulteriori iniziative di conflitto sociale.”