Anche l’Italia sa cos’è il Black Friday. Un fenomeno nato in America ed esportato, poi, nel resto del mondo. E’ Il “Venerdì Nero” degli acquisti, che permette ai consumatori di acquistare prodotti (per lo più di tecnologia) a prezzi stracciati. Un modo, insomma, per fare shopping con il massimo risparmio possibile, o per anticiparsi nella corsa ai regali di Natale.
In Italia, il fenomeno ha assunto connotazioni un po’ diverse. Se in America il Black Friday coincide con il giorno successivo al Giorno del Ringraziamento, dalle nostre parti si parla soprattutto di Black Weekend. Ovvero, offerte “spalmate” lungo tutta la settimana del Black Friday.
A guadagnarci, come detto, sono i consumatori, e poi gli esercenti, grazie ai proficui incassi ottenuti. Tutti felici e contenti, quindi? Non proprio. Dietro questo fenomeno di massa ci sono aspetti di cui tenere conto e sui quali riflettere. L’aumento esponenziale dei consumi, specie in un arco di tempo così ristretto, infatti, non è privo di conseguenze.
Si pensi al quantitativo di materiale da imballaggio che viene usato dai siti di e-commerce per confezionare i prodotti acquistati dai clienti, o ancora al numero di veicoli utilizzati per le spedizioni, con conseguente inquinamento dell’ambiente. Più consumi vuol dire anche più rifiuti. E più se ne producono, più ne risente il nostro pianeta, la prima vittima del Black Friday.
Nel corso degli anni sono nati movimenti di protesta contro il “Venerdì Nero” degli acquisti, volti a sensibilizzare i cittadini di tutto il mondo. Il 24 novembre coincide, infatti, anche con la Giornata mondiale del non acquisto, che invita a non acquistare nessun tipo di prodotto.
Un problema ambientale che va di pari passo poi con quello economico, o meglio lavorativo. E’ di pochi giorni fa, infatti, lo sciopero indetto dai dipendenti di Amazon Italia, nello stabilimento di Castel San Giovanni, a Piacenza, in concomitanza proprio con la giornata di venerdì. Una scelta non casuale, perché di fronte a questa corsa sfrenata all’offerta migliore, ci sono lavoratori costretti a lavorare quasi 24 ore al giorno, con turni massacranti e condizioni lavorative tutt’altro che idilliache.
Quello che manca in questi casi è, soprattutto, la coscienza all’acquisto ponderato e ragionato. Non basta solo uno sconto per far si che qualcosa debba essere acquistato. La necessità, il bisogno materiale di qualcosa, dovrebbe venire prima del desiderio di possedere quel qualcosa. Ma in molti casi ciò non avviene, e ci si lascia abbagliare dalle luci del consumismo senza freni, senza rendersi conto delle enormi conseguenze che ne derivano da esso.