La puntina da disegno, in Campania, è notoriamente conosciuta come “punessa”. Fuori da questa regione, però, salve alcune rare eccezioni, questo termine è completamente sconosciuto.
Tale voce pare abbia fatto la sua prima comparsa su un vocabolario, nel 1956, nel Dizionario dialettale napoletano che la identifica come: “sostantivo femminile col significato di puntina da disegno”. Nell’edizione del 1968 si fa risalire l’etimologia della parola al vocabolo francese “punaise”, che vuole dire cimice.
L’associazione è dettata dal gesto che si fa per utilizzare la puntina, che viene schiacciata proprio come una cimice per essere conficcata nel legno. A sua volta il termine francese deriverebbe dall’espressione latina putire che tradotto letteralmente significa “puzzare”.
Anche qui il collegamento alla cimice ed al suo puzzo è evidente. L’attribuzione di questo nome alla puntina da disegno è fatta per una sorta di estensione analogica. Il piccolo chiodo dalla testa piatta e tondeggiante ricorda proprio la forma dell’animale.
Il termine “punessa” è noto anche in Puglia ed in particolare nella zona del nord-barese. Il confine settentrionale della parola pare essere invece la Ciociaria, che presenta alcune aree dove si associa la puntina da disegno alla “punessa”. Nel resto d’Italia invece il lemma è totalmente sconosciuto. Uniche eccezioni a questa uniformità si registrano a Roma e nella Toscana centrale dove, però, la puntina viene chiamata cimice.
Bisogna precisare, però, che specialmente in Toscana solo gli adulti ricordano che da bambini andavano in cartoleria a “comprare le cimici”. I giovani d’oggi invece non sono affatto a conoscenza di questa terminologia e chiamano lo strumento da disegno col suo nome più comune, ovvero puntina.
È evidente che il collegamento tra la punessa, la puntina e la cimice è unicamente riconducibile al termine francese punaise che si è ampiamente diffuso nel nostro paese. Si pensa che il vocabolo abbia mosso i primi passi nella penisola italiana, nel XIX secolo, a partire dal Piemonte e che l’ambito di diffusione sia stato quello tecnico-militare.
In un secondo momento la parola avrebbe viaggiato attraverso le altre regioni grazie all’esercito, arrivando prima a Napoli e poi altrove. Nel capoluogo partenopeo si sarebbe subito verificato l’adattamento a “punessa”. Solo dopo l’Unità d’Italia ci sarebbe stata la propagazione del termine, ma dalla Toscana andando verso nord sarebbe poi sopravvissuta l’espressione “cimice”, mentre a Napoli e in alcune zone del Mezzogiorno è rimasto, invece, quel “punessa” molto più vicino all’originale francese punaise.
Dal 1956 ad oggi “punessa” sopravvive fiero nel dialetto napoletano che da sempre è ricco di termini unici che vanno conosciuti e ricordati poiché fanno parte della nostra tradizione e del nostro bagaglio storico-culturale.