“Ciao sono Marco.
Ho 12 anni e sono al secondo anno delle scuole medie. Ho un sogno, come tutti i bambini delle mia età, lo so. Ma il mio è diverso, credo davvero che sia più bello di tutti. Perchè io da grande, non voglio diventare un calciatore come tutti i miei compagni di classe. Io da grande voglio diventare un veterinario. Si mi piacciono gli animali, tantissimo. Una volta ho salvato un uccellino. Era caduto dal nido. Quando l’ho trovato, non cinguettava quasi più. Ho temuto il peggio. Ma con tanto coraggio, l’ho preso tra le mie mani e l’ho curato. Non lo so come ho fatto, perchè mi sembrava tutto così naturale, tutto così semplice, come se dentro di me già conoscessi tutto il necessario per curare gli animali. Dopo due mesi di cure, l’ho lasciato volare libero. Ma ogni tanto Trulli, così l’ho chiamato, torna da me, mi cinguetta dal balcone e per me quello è il suo modo per farmi capire, che non mi ha mai dimenticato.
E io lo ringrazio perchè, ora so cosa voglio dalla mia vita, anzi, volevo.
Perchè sono morto.
E’ successo tutto così velocemente che non riesco ancora a capire il momento in cui mi sono sentito leggero, il momento in cui ho lasciato la terra. Ricordo che era la vigilia di capodanno. A casa c’erano zii e nonni. Mamma era bellissima. Ricordo ancora il rumore dei bicchieri in brindisi e le urla di gioia dei miei cugini. Papà e zio avevano comprato, nel pomeriggio dei fuochi d’artificio, in quel negozio strano, con l’insegna scritta in maniera incomprensibile, non lo so che lingua fosse, ma non era italiano. Quando uscirono, li seguì. Erano già un paio d’anni che mi facevano sparare con loro, ma solo un botto, quei petardi piccolini. Lo sapevo fare. Ve lo giuro, sono stato attento, ho fatto le stesse cose che ho sempre fatto ogni anno. Ve lo giuro non ho sbagliato niente.
Quando ho acceso la miccia, però qualcosa è andato storto. Tutto troppo velocemente. Una fiamma, calore, e una spinta calda e forte che mi strappava via la faccia e la mano. Quando mi sono svegliato, ero già qui. La gente qui è carina con me, ma a me manca la mia mamma e il mio papà. A volte li sento piangere da qua su e io vorrei abbracciarli, ma qui dicono che non posso più scendere. Mai più.
Però ho tanti amici qui. C’è un altro ragazzo della mia età, che è morto anche lui alla vigilia di Capodanno. Anche lui non ricorda bene il momento in cui ha smesso di respirare. Ma solo il dolore di un proiettile vagante che lo ha colpito alla testa. E poi il buio.
Se laggiù mi ascoltate, vi prego, vi devo dire una cosa importante. Non comprate i fuochi d’artificio non autorizzati e illegali, non fate come il mio papà. Non festeggiate l’anno nuovo con le pistole. Al cielo si alzano i bicchieri, no i proiettili. Non permettette a nessun bambino, non più, di stare lontano dalla sua mamma e dal suo papà. Perchè anche se qui è bello, io tutte le notti piango, perchè io, non volevo morire, non volevo lasciare i miei genitori.”
LETTERA DI UN QUALSIASI BAMBINO MORTO PER LA NEGLIGENZA DI ADULTI IMMATURI!