Capri, la “regina di roccia” che stimolò la vena erotica di Pablo Neruda
Gen 23, 2018 - Claudia Ausilio
“Capri, regina di rocce / nel tuo vestito color giglio e amaranto / son vissuto per svolgere dolore e gioia / la vigna di grappoli abbaglianti conquistati nel mondo / il trepido tesoro d’aroma e di capelli / lampada zenitale, rosa espansa, arnia del mio pianeta….“
(Tratto dalla poesia di Neruda “Chioma di Capri“, 1952)
Molti di noi ricordano il soggiorno di Pablo Neruda a Procida grazie al film “Il Postino” interpretato da Massimo Troisi. In realtà, il poeta cileno, visse per un lungo periodo a Capri, l’isola azzurra che lo fece capitolare.
Nel febbraio del ‘49, Neruda fu costretto a fuggire dal Cile perché attivamente comunista e in contrapposizione con il governo del suo Paese. Nel 1949 arrivò a Parigi, dove fu accolto fraternamente da Picasso e alla fine del 1950, Neruda giunse in Italia: Roma, Firenze, Siena, Venezia, Genova, Milano. Proprio mentre si trova a Napoli ebbe un ordine di espulsione e così decise di soggiornare a Capri per far calmare le acque.
Fu proprio l’isola azzurra a far innamorare il poeta cileno, teatro della storia d’amore con Matilde Urrutia. Ospitato da Edwin Cerio, nella splendida Casa di Arturo lungo Via Tragara, Capri alimentò il suo fervore creativo, fu qui che la poesia di Neruda assunse toni amorosi ed erotici.
Ogni giorno egli componeva versi dedicati all’isola e alla sua amata, liriche appassionate raccolte in due libri: “Los versos del Capitán” e “Las uvas y el viento”. Un legame viscerale quello con Capri e nella raccolta di memorie “Confesso che ho vissuto”, Neruda afferma che l’unico modo per assaggiare veramente l’essenza di Capri è viverla non da turista, ma cercare dove si beve il vino buono e mangiare le olive della gente del posto. L’isola azzurra celebrata dal poeta è infatti ben diversa dalla Capri mondana che siamo abituati a vedere.
Fonte:
capriblog.it