L’edizione odierna de La Repubblica, ha commentato in un articolo firmato da Marco Azzi, quella che a tutti gli effetti sembra un’illusoria e poco effettiva sanzione punitiva per gli episodi di razzismo successi durante il match di Campionato Atalanta-Napoli, la cui vittima è stato l’azzurro Koulibaly.
Una condanna, che secondo il giornalista: “Lascia interdetti, con la beffarda chiusura per un solo turno di campionato della curva Nord dello stadio di Bergamo”.
D’altronde, viene messo in evidenza, di quanto questa sanzione non abbia tenuto conto di altri dati emersi nello svolgersi della partita, ben evidenziati anche da alcune tv, che sembrano essere sfuggiti al giudice sportivo.
Innanzitutto, ad aggravare già il gesto antisportivo, del lancio della bottiglia, si è subito venuto a conoscenza che:” La bottiglia scagliata dagli ultrà dell’Atalanta sempre contro il malcapitato “uomo nero” era piena di urina. Non ne hanno fatto menzione nel loro referto l’arbitro Orsato e i suoi collaboratori, nonostante le proteste di Allan in campo e le imbarazzanti immagini diffuse dalla tv”.
A completare l’oltraggioso e indegno spettacolo, il giornalista aggiunge stupefatto che: “E ancora peggio hanno fatto i tre ispettori federali presenti in tribuna, a cui sono incredibilmente sfuggiti pure gli ignobili cori razzisti (“Terroni, terroni”) urlati a più riprese perfino da padri e bambini“.
Con rammarica rassegnazione l’articolo si conclude con queste eloquenti parole: “Ne è dunque venuta fuori una sentenza soft, sorda e quasi assolutoria, che avrebbero potuto scrivere a quattro mani don Abbondio e Ponzio Pilato: i peggiori esempi possibili per chi per mestiere fa il giudice, nella fattispecie sportivo. Ma nel calcio italiano funziona proprio così: molto, molto male“.