La tradizione sartoriale napoletana è conosciuta in tutto il mondo tanto che il New York Times ha scelto di celebrare proprio questo tipo di sapienza, con un articolo che esalta i sarti partenopei.
E così il New York Times torna nuovamente a parlare della nostra città, questa volta per raccontare la storia di alcuni dei più grandi sarti ancora viventi a Napoli. Si parte da Davide Tofani, erede di un laboratorio sartoriale tramandato da generazioni. Racconta il quotidiano: “In un locale interrato su una strada dove moto e clacson soffocano anche le campane della chiesa insistenti, Davide Tofani sta lavorando su una tipica giacca morbida napoletana”. Tofani spiega: “Quando faccio un abito è come plasmare una seconda pelle del mio cliente, non posso immaginare di realizzare un abito senza conoscere il corpo che lo utilizzerà”.
Napoli gode da sempre di una radicata tradizione sartoriale, nel passato infatti, avere un sarto personale non era un vezzo, mauna condizione indispensabile per chiunque. Indossare abiti interamente cuciti a mano faceva parte del modo di vivere di ogni napoletano.
E dopo Tofani, il New York Times racconta invece l’impresa diMarianoRubinacci, proprietario di uno storico negozio a Via Chiaia, ubicato all’interno del Palazzo Cellamare. La sua impresa, divenuta oramai famosa in Italia come all‘estero, fornisce abiti a clienti di tutto il mondo. Il direttore creativo del brand, suo figlio Luca, racconta di essere sempre in viaggio, visto che le richieste arrivano da ogni parte della terra.
Anche Arzano può vantare il suo angolo di prestigio grazie al marchio Kiton, conosciuti proprio per il pregio e per la qualità dei suoi tessuti.