Fa ancora discutere il caso dei tre napoletani scomparsi in Messico e consegnati, per mano della polizia locale di Tecalitlan, alla malavita. Sulla questione arriva dura la condanna, riportata dall’Agenzia Fides, del cardinale José Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, che ha dichiarato: “E’ un fatto grave perché si conferma un dubbio e allo stesso tempo si verifica che c’è infiltrazione criminale, che c’è corruzione“.
I tre napoletani, Raffaele Russo, 60 anni, il figlio Antonio (25) e il nipote Vincenzo Cimmino (29), sono scomparsi il 31 gennaio scorso nella regione di Jalisco, ma la loro scomparsa viene legata ad espisodi di collusione tra polizia e criminalità. Un fatto inaccettabile per il porporato messicano che sottolinea come «è molto triste vivere in un atteggiamento di diffidenza nei confronti alle persone che rappresentano le istituzioni e che dovrebbero offrire garanzie di sicurezza e tranquillità; ma è più grave ancora che questa diffidenza sia confermata“.