Il nome dell’attore napoletano Biagio Izzo nelle carte di un’inchiesta che indaga su una presunta turbativa d’asta. La Guardia di Finanza, infatti, sta lavorando ad un’indagine che configura presunti illeciti e favoritismi nelle procedure di riscossione dei tributi e nelle fasi successive di esecuzione forzata e giudizio in commissione tributaria.
Il gip, nei mesi scorsi, ha rigettato le richieste di arresti domiciliari – avanzate dal pm – nei confronti di Biagio Izzo e di altri indagati, ma la Procura ha impugnato la decisione e ora il confronto avverrà al Riesame.
Biagio Izzo si dissocia dalle accuse (“Questa vicenda non mi riguarda – ha detto a La Repubblica – non ho parlato né chiesto favori a nessuno. Purtroppo conosco tante persone e c’è chi tenta di accreditarsi in questo modo. Si risolverà tutto in una bolla di sapone”), ma contro di lui è ipotizzato il reato di turbativa d’asta.
Cosa sarebbe successo? L’attore voleva tornare in possesso di due beni, una macchina e una moto, pignorati a seguito di un lungo contenzioso con Equitalia relativo a cartelle esattoriali. Qui entrano in scena altri due indagati, un titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche e un dipendente (all’epoca dei fatti) di Equitalia. I due, secondo l’accusa, avrebbero fatto in modo che i beni fossero acquistati all’asta tenuta il 25 febbraio 2015 per poi tornare nella disponibilità di Izzo.
Infatti, il giorno dell’asta giudiziaria, viene intercettata una telefonata fra i due, nel corso della quale interviene una terza persona, probabilmente un dirigente dell’istituto vendite giudiziarie di Napoli: “Stiamo seguendo questa cosa, ti ha detto il nome del contribuente? E’ un attore famoso”, dice il dipendente di Equitalia.
Secondo gli inquirenti si tratta di turbativa d’asta, ma non secondo il giudice, che non ha accolto la richiesta di custodia cautelare.
L’avvocato di Biagio Izzo difende il suo assistito: “E’ totalmente estraneo a qualsiasi ipotesi di reato. L’attore infatti non compare in alcuna conversazione ed è coinvolto nell’inchiesta solo indirettamente a causa di soggetti che cercano di entrare nelle sue grazie. Il gip ha già fatto chiarezza escludendo in radice la possibilità che possa configurarsi in punto di fatto e diritto un’ipotesi di turbativa d’asta. L’appello del pm, che non è neanche quello territorialmente competente, mi sorprende trattandosi peraltro di fatti di circa 3 anni fa”.