Coinvolto nel caso “Rimborsopoli”, Andrea Cecconi, deputato del Movimento Cinque Stelle, in linea con la deontologia del Movimento aveva presentato le dimissioni. Il parlamentare fu accusato, insieme al collega Carlo Martelli di aver trattenuto la parte dello stipendio che avrebbero dovuto versare, come regolamento del partito, nel fondo per i crediti destinati alle piccole e medie imprese.
Uno scivolone che non poteva di certo restare impunito, data la ligia politica morale del partito. Per tale motivo lo stesso politico qualche settimana fa aveva reso pubbliche sul suo profilo Facebook non solo le scuse doverose ma la conferma assoluta delle sue imminenti dimissione: “Ho rinunciato a 75.000 euro di rimborsi e restituito quasi 120.000 euro in questi anni, e questo nessuno può togliermelo, so però di aver fatto una mancanza nei confronti degli iscritti del Movimento 5 Stelle, anche se la mia coscienza è pulitissima perché ho restituito fino all’ultimo centesimo. In ogni caso vi comunico che ho già deciso di rinunciare alla mia elezione. Il 4 marzo cederò il passo e andranno avanti gli altri candidati che trovate nel listino”.
Un messaggio chiaro che non lasciava spazio a nessun tipo di dubbio. Eppure il deputato oggi fa un imbarazzante dietrofront, dichiarando ai cronisti presenti all’esterno del Parlamento di non voler rinunciare al seggio e alla sua poltrona: “Ho firmato con Luigi un impegno che prevedeva le mie dimissioni una volta eletto, ma poi ho anche chiamato una mia amica in Cassazione e lei mi ha detto che quel documento lo posso anche cestinare. Insomma, è carta da culo. Io posso anche presentarle le mie dimissioni, ma devono essere votate dalla Camera e questo non accadrà mai, lo sappiamo tutti”.