Una casa antisismica in grado di resistere a terremoti fino a magnitudo 10 della scala Richter esiste e l’ha brevettata un architetto di Pompei. Il progetto dell’abitazione è opera dell’architetto Giovanni Vangone, insieme con l’azienda Pre.Sud Acanfora s.rl. La costruzione è innovativa, facile da assemblare, economica e adatta ad ogni esigenza.
Si tratta di un prototipo brevettato di una casa che oscillerebbe seguendo il moto del terremoto senza crollare. Potrebbe anche girarsi sottosopra e rimanere comunque intatta spiega l’architetto Vangone: “È una specie di scatola da scarpe con due coperchi, uno sopra e uno sotto, uniti con degli elastici. In questo modo anche se la casa si gira sottosopra, non si rompe”.
La casa nasce dall’unione di due sistemi di costruzione tradizionali, quello della prefabbricazione in cemento armato e quello della carpenteria metallica. Travi, lastre solaio e lastre pareti sono assemblati con spinotti e bulloni e serrati con tiranti orizzontali e verticali in acciaio. Si parla di una casa bunker, indistruttibile, che oscilla come un’altalena. L’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha testato una struttura di 170 metri quadrati costruita con questa tecnica e sembra funzionare.
Spiega Vangone: “È una fusione di tutti i sistemi positivi attualmente in commercio. In più andiamo a compensare le carenze di ogni sistema. Ogni abitazione, sottoposta a delle sollecitazioni sismiche, si deforma in un determinato modo. Così dallo studio di come si spostano le forze all’interno della struttura, ho abbinato ad ogni sollecitazione un determinato elemento resistente”. La casa resiste oltre che a terremoti di magnitudo 10 anche a intemperie come venti forti.
Inoltre pare costi anche meno di una normale casa, con un grande risparmio anche economico che si aggirerebbe intorno al 30/35 %. Il Giappone già ne avrebbe fatto richiesta. Inoltre la casa una volta costruita può essere anche smontata e rimontata in un’altra città.
Attualmente il mercato a cui si sta rivolgendo è per l’estero. Ci vorrà quindi un po’ di tempo affinché il modello si diffonda in Italia.