Probabilmente le vostre mamme non lo ricordano, le vostre nonne sì. Ed è bello ogni tanto rispolverare un po’ di sana tradizione napoletana e fare un tuffo nel folklore di un passato che era semplice e sapeva di buono. Oggi, infatti, vi parliamo di un antico mestiere, purtroppo scomparso da tempo come molti altri lavori “inventati” dal nulla ma capaci di dare dignità e pane a tavola a tanta gente.
Parliamo de “‘O Scistajuolo”, venditore di petrolio (detto scisto o cisto), che veniva utilizzato soprattutto per le lampade, sostituendosi all’olio per questa funzione, ma anche per lucidare i pavimenti delle case dei nobili, o addirittura come tintura per capelli.
Quando cominciò a diffondersi, questo nuovo prodotto non fu accolto bene dai consumatori, che lamentavano il cattivo odore rispetto all’olio usato fino a quel momento.
Per questo motivo, il termine “cisto” divenne sinonimo di qualcosa di cattivo, sia che si parlasse di cibo che di persone.
Putroppo, come anticipato sopra, anche questo mestiere è andato via via scomparendo. Con l’avvento dell’elettricità e di prodotti chimici più raffinati, la figura dello Scistajuolo è diventata superflua, se non in qualche raro caso in cui il petrolio veniva utilizzato per oliare le tapparelle o le serrande di case e negozi.