Alla mafia fa una paura terribile la libertà di parola e il giornalismo d’inchiesta. E’ questo quello che si evince dalla notizia secondo la quale la mafia siracusana, nella persona del “boss” Salvatore Giuliano, stava organizzando un attentato (tramite l’ausilio di un ordigno esplosivo) ai danni del giornalista Paolo Borrometi.
Borrometi è stato per anni parte attiva nella lotta alla mafia, contribuendo a diverse inchieste (molte delle quali terminate in favore della giustizia), come quella per lo scioglimento del comune di Scicli (per infiltrazione mafiosa), per il caso Italgas, l’inchiesta sulle “vie della droga dal Porto di Gioia Tauro fino alla provincia di Ragusa”. Al suo servizio per la comunità sono seguite minacce di morte e intimidazioni dalla parte lesa (la mafia) che hanno “costretto” l’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) a trasferirlo da Ragusa a Roma, senza che questo abbia fermato i tentativi di intimidazione da parte della criminalità organizzata.
Nelle intercettazioni del Clan Cappello si evince come le parole e quanto scritto da Borrometi abbiano leso le mire del clan sul territorio, al punto da dover pianificare un eclatante attacco terroristico ai danni della libertà di stampa.