Torre del Greco – Emergono nuovi elementi sulla vicenda della morte del 23enne Antonio Scafuri. Le responsabilità nel decesso del ragazzo vennero imputate alle inadempienze nel soccorrerlo dei due ospedali dove quella sera venne portato, prima il Loreto Mare e poi il Pellegrini. C’è una novità però nella causa della morte: Antonio avrebbe assunto sostanze stupefacenti quella notte “che hanno avuto un ruolo concausale nel determinismo dell’evento”.
Questa è la conclusione a cui è giunto il collegio peritale nominato dal Tribunale di Napoli. Antonio prima fu portato al pronto soccorso del Loreto Mare dopo l’incidente in moto e poi trasferito al Pellegrini per effettuare una angiotac. Le conclusioni della perizia medico-legale svolta da Maurizio Castriconi, chirurgo d’urgenza del Cardarelli, dall’anatomopatologo Antonio Perna e dallo specialista in Medicina legale Pietro Tarsitano, attribuiscono la causa della morte del 23enne ad uno choc traumatico in una persona che aveva assunto sostanze stupefacenti.
Le lesioni riportate in seguito all’incidente avrebbero avuto “un ruolo preponderante nel determinare il decesso”. Sempre nella perizia si legge: “I medici del Loreto Mare praticarono esami di laboratorio e strumentali, suturarono le ferite e procedettero alla stabilizzazione dei parametri vitali mediante farmaci ed emotrasfusioni. Procedettero, inoltre, al trasferimento di Scafuri al presidio ospedaliero Pellegrini al fine di sottoporre il paziente ad un’indagine arteriografia, risultata poi negativa per lesioni vascolari.
“Per cui riteniamo che il comportamento degli stessi non presentò momenti di censura e non possono riconoscersi condotte dei sanitari, che ebbero in cura la persona durate le fasi del ricovero, aventi un ruolo causale o concausale nel determinare l’esito fatale”.