Dopo l’ennesimo attacco ai napoletani di Vittorio Feltri, direttore di Libero, non poteva restare a guardare Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale. I due quotidiani, infatti, sembrano fare a gara a chi riesca a essere meno obiettivo e più fazioso, almeno secondo la nostra personale opinione.
Nel pezzo di Sallusti, che vorrebbe imitare un editoriale fallendo miseramente e di gran lunga il bersaglio (sempre secondo la nostra personale opinione), si invita Matteo Salvini a fare attenzione al Rolex, visto che gioca alle tre carte con i napoletani Luigi Di Maio e Roberto Fico. Sallusti probabilmente tira in mezzo il solito stereotipo, altisonante, per vendere qualche copia in più e non sfigurare nel confronto con il suo collega.
Il bello è che è Sallusti stesso a raccontare un aneddoto in cui un suo amico napoletano, “orgoglioso di esserlo”, gli avrebbe dato una chiave di lettura che egli definisce “vagamente razzista”: «Un milanese non può trattare con due napoletani senza perdere al gioco delle tre carte».
Nonostante, allora, sia cosciente del carattere “vagamente razzista” o quanto meno discriminatorio di tali stereotipi, non si fa remore nello scrivere: «Non so che tipo di orologio sia uso portare Matteo Salvini, ma se per caso fosse un Rolex al suo posto prenderei qualche precauzione, viste le pericolose frequentazioni di questi giorni».
Un luogo comune, tra l’altro, smentito da indagini che mettono in luce truffe da parte di turisti che dichiarano di aver subito il furto dell’orologio per fregare l’assicurazione. Non che a Napoli non si rubino Rolex, ma non si capisce come mai venga tirata in mezzo solo questa città quando simili episodi si verificano anche a Torino o Milano.