Sembrava un’orazione politica di Lucio Manlio Torquato, ma in realtà il testo presente sul papiro è da attribuire al padre del filosofo Seneca, che vi lavorò a pochi anni dalla sua morte, databile intorno al 37 dopo Cristo, a Roma. La nuova attribuzione è stata individuata grazie al lavoro della filologa e papirologa Valeria Piano, dell’università di Firenze. La scoperta è stata fatta nell’ambito del progetto europeo Platinum, che fa capo all’università Federico II ed è finanziato dall’Unione europea.
Nonostante la pochezza dei frammenti, gli studiosi sembrano avere pochi dubbi sulla storicità del papiro latino (definito “P.Herc. 1067”), confermando che si tratta delle “Historiae ab initio bellorum civilium” del Retore, da sempre considerata perduta. I nuovi studi hanno, quindi, confermato la paternità di Lucio Anneo Seneca, padre, come detto, del filosofo Seneca. Il testo fa parte della collezione di papiri scoperti nella Villa dei Pisoni a Ercolano, conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli.
Entusiasta della scoperta il direttore della Biblioteca nazionale di Napoli, Francesco Mercurio che ha dichiarato: “Il P. Herc. 1067 è uno dei più noti papiri latini della collezione di Ercolano, conosciuto come “2Oratio in Senatu habita ante principem”. L’attribuzione a Seneca padre è strabiliante. Il papiro ci offre una memoria storica delle vicende della prima Roma imperiale sotto Augusto e Tiberio. La scoperta ci dimostra, in modo inequivocabile, che la Villa dei Pisoni e con essa la sua biblioteca, era un importante e vitale centro di studi fino a poco prima l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo“.
Inoltre, il direttore Mercurio ha annunciato di aver avviato l’iter per presentare la candidatura perché i Papiri di Ercolano vengano dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.