Video. Violenze nel carcere di Poggioreale, la denuncia dei detenuti: “È un inferno”
Mag 21, 2018 - Redazione
Il carcere di Poggioreale è uno dei più affollati d’Italia e nei giorni scorsi è tornato alla ribalta della cronaca per la denuncia di un pregiudicato, Roberto Leva, che ha denunciato di essere stato picchiato da alcuni agenti dell’istituto penitenziario. A parlare con Roberto sono state Le Iene che in un servizio hanno anche denunciato gli innumerevoli casi di abusi subiti da ex detenuti, intervistati nel medesimo servizio.
Tra gli altri, ad essere intervistati sono stati anche un ex pezzo grosso di un clan di Forcella e l’ex carcerato, Pietro, oggi attivista in difesa dei detenuti. “Mani indietro, testa abbassata per non guardare in faccia i carcerieri. non rispettare tale regole voleva dire essere pestato, già dal momento della matricola, dell’entrata in carcere“, dicono ai microfoni di Giulio Golia.
Un vero e proprio inferno nel quale non ci si può permettere neanche il lusso di sentirsi male: “Per qualsiasi dolore ti danno la ‘pasticca di Padre Pio’ una pasticca senza sigla e che non si sa bene cosa sia. Non esistono altri medicinali. Se ti ribelli? Meglio non ribellarsi“, dice ancora un ex detenuto.
Le violenze, raccontano, avvenivano nella Cella 0: “Una stanzetta dove non c’era nulla, una per padiglione. Ti facevano spogliare nudo e ti riempivano di botte, se reagivi ti massacravano. Non potevi dire nulla. Ti picchiavano con le mani, ma usavano anche una bacchetta di legno sulle dita, quando faceva freddo. Eri fortunato se te ne uscivi solo con qualche livido“.
Gli ex detenuti sostengono anche che c’erano dei volti noti tra gli agenti e tutti con un soprannome: “Gli agenti erano sempre i soliti e conosciuti. C’erano Melillo, Zorro, lo Sfregiato…” e addirittura un gruppetto che “faceva tremare i padiglioni”, chiamato “Uno Bianca”.
Questi fatti spesso sono rimasti impuniti, ma due anni fa un ragazzo ebbe il coraggio di denunciare: “Venni picchiato senza motivi. Ho denunciato alla Procura della Repubblica e sto andando avanti con questa causa. L’ho fatto perchè non andrò mai più in quel cimitero vivente“. Per il fatto sono stati indagati 22 agenti e 2 medici, con 12 agenti rinviati a giudizio e accusati di sequestro di persona, abuso di potere e maltrattamenti.
Tornando al recente caso di Roberto, questo il 20 aprile scorso è stato arrestato perchè doveva scontare altri 7 mesi di una vecchia pena, per reati minori. Al momento del fermo, Roberto, seguiva una terapia medica, ma in carcere gli è stato tolto tutto. Dopo cinque giorni si è sentito male, ma invece di essere aiutato è stato picchiato. “Non so perchè hanno fatto questo – dice – Erano 15 persone. Sono venuti e si sono messi anche i guanti e i manganelli. Ho il naso rotto e ho perso due denti, per non parlare dei diversi lividi. Non posso camminare, mi fa male tutto. La prima a picchiarmi è stata una donna, nel gruppo ne erano quattro“. Le sorelle che nel vederlo in condizioni critiche in ospedale, hanno scattato alcune foto ed hanno denunciato il fatto sul quale ora indaga la Procura che ha sequestrato anche le cartelle cliniche.
Intanto, Golia è andato a chiedere anche spiegazioni alla direttrice del carcere che senza indugiare ha negato tutto: “Il detenuto è stato sfortunato. per un malore è stato portato in infermeria ed è stato medicato. Si è procurato una contusione. Il giorno dopo è stato riportato in infermeria ed ha avuto un malore tale da sbattere a terra e procurarsi una frattura del setto nasale. Quello che dice la persona non è vero. Non ha subito alcun abuso. C’è un’inchiesta in corso. La stampa deve fare un servizio per la comunità e non solo per scoop. Io ho le prove di quello che dico, mentre lui non ha niente. Non succedono cose fuori dalla legge. Non parlo del passato, ma solo del presente e del futuro“.
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