L’eruzione del vulcano El Fuego, in Guatemala, che ha provocato già decine di morti, viene da molti paragonata a quella del Vesuvio che probabilmente distrusse Pompei nel 79 d.C. I villaggi alle pendici del vulcano (appena 12 km dal cratere) sono stati travolti da una coltre, venendo cancellati prima con un’esplosione di gas e lapilli e poi da una colata di lava. L’attività de El Fuego è durata circa 16 ore sorprendendo, nella seconda esplosione, anche molti soccorritori. Sono migliaia gli sfollati, mentre resta ancora imprecisato il numero di dispersi, con la lava che ha restituito corpi irriconoscibili.
Tra quelli che hanno paragonato questa eruzione con quella del Vesuvio c’è Alberto Angela, presto cittadino orario di Napoli. Queste le sue parole al Tg1, dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, tra i reperti che vengono da Pompei: “I vulcani sono predatori pronti a seminare morte e distruzione, e noi lo sappiamo molto bene in Italia, con Pompei. Il vulcano esplose all’improvviso con una colonna che arrivò a ben 40 km di altezza. Su Pompei è caduta una grandine di piccoli sassolini leggerissimi che hanno sepolto la città nell’arco di tante ore, con la gente morta anche per i crolli. Questa colonna, poi, andando in alto non ce l’ha più fatta e si è trasformata in valanghe, correnti piro-plastiche e ardenti che hanno ucciso tutti ad Ercolano, con temperature anche di 500°, mentre a Pompei, pur essendo più fredde, le persone sono morte soffocate e seppellite vive. La grande differenza tra oggi e ieri è che 2000 anni fa non sapevano di avere accanto un grande vulcano“.