Non si placano le polemiche attorno alla scorta dello scrittore Roberto Saviano. Dopo il botta e risposta tra lo stesso autore napoletano e il ministro degli Interni Matteo Salvini, infatti è intervenuto sulla questione anche Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte, schierandosi apertamente dalla parte del Governo, propenso a togliere la scorta al celebre autore di “Gomorra”.
Salvini aveva infatti detto: “Scorta a Saviano? Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani“.
Pronta la replica dello stesso scrittore: “E secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi credi che io possa avere paura di te?”.
A gettare altra benzina sul fuoco le dichiarazioni – riprese da Dagospia – di Vittorio Sgarbi, intervenuto durante la trasmissione radiofonica “La zanzara”: “È l’unico che sente la scorta come un tormento, allora solleviamolo da questo tormento. Vi risulta che la Casellati o altri vivano la scorta come una limitazione della libertà? No, la scorta è un vantaggio pazzesco: i semafori, i parcheggi, tutto. Nel suo caso la scorta è un privilegio conquistato sul vittimismo. Solo per lui è una limitazione della libertà. Tutti quelli che scrivono di mafia dovrebbero correre lo stesso rischio. La scorta ha per caso limitato la libertà di Berlusconi? Lui se l’è inventato paro paro il problema, è solo un privilegio”.
Un privilegio comunque non stabilito né dal Governo né da Saviano in persona, come spiega Sgarbi: “La scorta gliela danno i comitati di sicurezza, perché temono l’opinione pubblica. Anche la Boccassini l’ha avuta, ma chi dovrebbe ammazzarla, le olgettine? Con Saviano non si vuol correre alcun rischio, ma nessuno vuole ammazzarlo. Il vero pericolo è toccare Saviano. Ricordate cosa è successo a uno dei migliori poliziotti italiani, Vittorio Pisani? Qualche anno fa osò dire che non serviva la scorta per Saviano, perché non correva pericoli particolari. Fu vilipeso, indagato, accantonato e accostato alla criminalità“.
Per Sgarbi, dunque, la scorta a Saviano sarebbe una misura protettiva eccessiva, piuttosto “dovremmo proteggere i tanti italiani che si ammazzano per il fisco“.