Università, 1 iscritto su 4 in fuga dal Sud: “Hanno capito che devono lasciare mammà”
Lug 07, 2018 - Michele Di Matteo
Roger Abravanel - Advisory board del Politcenico di Milano
Centosettantacinquemila laureandi iscritti presso le Università del Sud – su un totale di seicentoottantacinquemila – spostatisi presso quelle del Nord nell’anno accademico 2016-2017. E’ questo il dato allarmante riportato dallo Svimez circa l’afflusso di studenti relativo ai diversi poli universitari d’Italia: in pratica uno studente italiano su quattro ha deciso di cambiare sede, lasciando il meridione in favore del settentrione.
Numerosi i motivi che possono averli spinti a prendere tale decisione, così come numerose sono le conseguenze (negative) per le Università del Mezzogiorno. Ha provato a delineare un quadro della situazione Roger Abravanel, membro del Gran Consiglio del Politecnico di Milano. Intervenuto durante la trasmissione “Regole e merito” di CorriereTv, andata in onda lo scorso 4 luglio, l’advisory board milanese ha affrontato molti punti, dagli sbocchi lavorativi, alla qualità della didattica, dall’apertura verso l’esterno degli Atenei alla possibilità di autovalutarsi, fino ai finanziamenti provenienti dal Miur, tutti appannaggio del Nord.
“Ritengo sia un bene che i ragazzi del Sud abbiano finalmente deciso di migrare verso il Nord, indica che hanno capito di dover lasciare mammà e che vogliono trovare un lavoro serio e stabile. Questo è un merito per loro. Non so se la scelta dipenda anche da una scarsa qualità delle Università del Sud, anche perché loro non vogliono autovalutarsi. Io sono convinto che vi siano fior fior di professori anche giù, ma gli Atenei lì sono troppo chiusi su se stessi. Se fossi il rettore di una Università meridionale per prima cosa mi aprirei verso l’esterno e creerei una maggiore collaborazione con le aziende. Al Politecnico molto la metà degli studenti trova lavoro già con la laurea triennale”.
Una situazione, quella delineata da Abravanel che porta grandi benefici alle Università del Nord, a partire dai finanziamenti provenienti dal Miur: “Quello dei finanziamenti per il Sud è un cane che si morde la coda, perché i soldi vengono distribuiti in base al numero degli iscritti. Sicuramente al Sud ci sono ottimi rettori e c’è una Università che è un’eccellenza, come la Federico II di Napoli, ma ci sono tante cose da fare per recuperare credito“.