Napoli – Chiudere un intero reparto per partecipare ad una festa è stato un episodio che fece, a dir poco, scandalo e rumors negativo. L’evento in questione risale al mese di luglio, quando senza alcuna autorizzazione o permesso, si decise di chiudere un reparto e trasferire alcuni pazienti in altri, così da liberare con largo anticipo medici ed infermieri, tutti invitati alla festa del neo primario Francesco Pignatelli.
Così tra ferie, permessi e malattie, con dimissioni e trasferimenti di pazienti, il reparto di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale del Mare, rimase praticamente vuoto. Ovviamente un avvenimento di questa portata così grave e scellerato non potette passare inosservato. Così che subito le autorità competenti presero e fecero eseguire i primi provvedimenti puniti contro la poco diligenza e professionalità dei responsabili.
Subito è stato revocato l’incarico di primariato a Francesco Pignatelli, il festeggiato che aveva organizzato tutta questa subdola magagna otre a infliggere richiami disciplinari ai partecipanti al party. Immediata è stata la reazione del medico che ha fatto ricorso per vedersi riassegnato il ruolo di primario, giustificando tutto l’accaduto con l’ammissione che quella era una prassi di routine, cioè il fare festa e l’agire in questo modo, oltre al fatto che in quel periodo non erano ricoverati pazienti gravi. Giustificazioni e attenuanti che non hanno abbindolato il giudice, che ha rigettato il ricorso di Pignatelli, il quale nonostante sia stato reintegrato nello staff medico con il suo vecchio ruolo, ancora deve prendere servizio.
Lo stesso consigliere dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, uno dei primi che ha denunciato l’accaduto ha commentato così: “Il Giudice ha, nei fatti, confermato quel che avevamo denunciato ed evidenziato. Il fatto che non ci fossero pazienti gravi non giustifica in alcun modo la chiusura del reparto a cui avrebbero potuto essere indirizzati anche pazienti inizialmente curati in altri ospedali visto che lì, all’ Ospedale del Mare, risultavano posti letto liberi e disponibili e che, non trovando posto, avrebbero potuto avere conseguenze gravi, anche letali”.