Francesco Solimena, detto Abate Ciccio, nacque a Canale di Serino, nell’Avellinese, il 4 ottobre 1657. Fu pittore e architetto, molto attivo negli ambienti napoletani, ma con commissioni in tutte le corti europee, tanto da essere considerato uno dei maggiori esponenti della cultura tardo-barocca in Italia.
Solimena si formò nella bottega di suo padre a Nocera, poi successivamente si trasferì a Napoli, cominciando ad ispirarsi alla pittura scenografica e fantasiosa di Luca Giordano e a quella di Mattia Preti.
Le opere tra il 1670 e il 1680, tra cui in particolare si ricordano “Il Paradiso” nella cattedrale di Nocera e “La Visione di San Cirillo d’Alessandria” nella chiesa di San Domenico a Solofra, furono eseguite in collaborazione col padre.
Quelle successive al 1680, invece, rappresentano il distacco progressivo dalla pittura naturalista, fino a raggiungere un’adesione al gusto barocco.
Tra queste, vanno menzionati gli affreschi di San Giorgio a Salerno, e le tele delle Virtù della sacrestia di San Paolo Maggiore a Napoli.
Il nuovo stile, quasi “Arcadico”, si fa più chiaro ne La cacciata di Eliodoro dal tempio al Gesù Nuovo e negli affreschi della cappella di San Filippo Neri ai Girolamini.
Ma un ritorno ai lavori della gioventù si evidenziò nei dipinti della Reggia di Caserta, su committenza di Carlo di Borbone.
Il suo attaccamento a Napoli e dintorni era molto forte, tanto che, pur lavorando per le maggiori corti europee, si mosse pochissimo da Napoli.
Morì infatti a Barra, il 5 aprile 1747, e i suoi resti sono conservati all’interno della chiesa di San Domenico.