Ieri è andata in onda la seconda puntata di Report, incentrata sul caso Juventus e dei rapporti controversi tra la società bianconera e tifosi legati alla ‘Ndrangheta. La redazione del programma in onda su Rai 3 ha deciso di ritornare sulla vicenda, dopo le dichiarazioni di Andrea Agnelli sul primo servizio andato in onda. Il presidente ha cercato di difendere non solo il suo security manager Alessandro D’Angelo, burattinaio di diverse contorte vicende illegali, essendo l’uomo l’unico gancio con i tifosi, ma ha voluto sottolineare la piena estraneità riguardo “gli striscioni canaglia” che inneggiavano alla strage di Superga, esposta dalla tifoseria bianconera durante il derby contro il Torino del 2014.
Così, nella puntata di ieri Report ha mostrato ben tre prove e testimonianze schiaccianti che lasciano davvero poco, o addirittura nullo, margine di dubbio.
In primo luogo la testimonianza dell’ex compagna di Raffaello Bucci, ha dichiarato ai microfoni di Report che non solo il suo ex compagno aveva realizzato uno striscione, ma che era certo che nessuno gli avrebbe fatto problemi in quanto aveva l’appoggio di Alessandro D’angelo: “Che come al solito gli avrebbe fatto entrare anche quello striscione lì”.
Seconda conferma della piena colpevolezza e complicità di D’Angelo, nella triste vicenda degli striscioni di Superga, sono le intercettazioni telefoniche. Un lungo scambio di battute tra il security manager e il Bucci, in cui discutono sul come fare entrare questi striscioni all’interno dello stadio (dando già per scontato che si trattassero di striscioni già di per se illegali e antisportivi, che i dovuti controlli all’esterno dello stadio, avrebbero vietato l’ingresso). Eppure nonostante il rischio, D’Angelo ha aiutato la tifoseria a far entrare gli striscioni, azione confermata anche dalle immagine delle telecamere in cui si vede D’Angelo che consegna lo zaino. E Agnelli? Sapeva. Infatti come confermato da un’ intercettazione telefonica con Bucci, D’angelo dirà: “Sono arrivato su dal Presidente, m’han detto Ale sei un ciuccio t’hann beccato, c’era il Direttore allo stadio, gli ho detto Francesco non te la prendere. Lui mi ha detto no a me va benissimo, tu puoi fare il c…che vuoi, se me lo dici ti aiuto. Io non volevo coinvolgere nessuno visto che è una porcheria assurda quella che ho fatto”.
In ultimo, cosa ancora più sconcertante, sono gli atti della sentenza della Corte di Appello, incompleti in quanto non hanno tenuto conto né dei video né delle varie intercettazioni. Infatti anche ammettendo la complicità di D’Angelo, vengono condannati solo tre ultras. Quindi non solo la Procura non ha tenuto conto del video che incastra D’Angelo durante la consegna dello zaino contenete gli striscioni, ma fa passare per vero che un ultras condannato al Daspo, fosse stato capace di far entrare 10 metri di striscione nascondendolo sotto la felpa. Ed è possibile che gli uomini addetti ai controlli non avessero notato tutto questo?
Tutti elementi che lasciano pensare quanto questa vicenda continui ad essere avvolta dal mistero e che troppe prove schiaccianti non siano state tenute conto.
Ecco gli atti incompleti della Procura, mostrati da Report:
La testimonianza dell’ex compagna di Bucci: