E’ mancato poco, anzi pochissimo, che dei facinorosi e alcuni soggetti dalla morale e dalla civiltà discutibile non dessero fuoco alla casa del giornalista Federico Ruffo, attentando alla sua vita e quella dei suoi genitori. Grazie al suo fedele cane che abbaiando ha attirato la sua attenzione, è riuscito a sventare il tutto. Infatti la casa, il pavimento e le pareti della sua abitazione erano già imbrattate di benzina, ma per fortuna i piromani non sono riusciti ad appiccare il fuoco.
Il giornalista, che lavora presso la redazione di Report e che ha firmato i servizi che palesano i legami esistenti tra la società bianconera e la ‘Ndrangheta, ha da subito legato l’attentato a una vendetta da parte di coloro che si sono sentiti toccati e offesi dalle verità che il giornalista ha fatto uscire fuori. Un’ ipotesi la sua che ha confermato anche al Fatto Quotidiano: “Non voglio certo sostituirmi a chi farà le indagini, ma mi viene da pensare che possa esser stato qualche fanatico e non una banda organizzata”.
Eppure, nonostante il giornalista si sia sempre interessato di argomenti scottanti, questa volta ci si è spinti davvero oltre. “Cinque anni fa feci un’inchiesta sul calcioscommesse, ma non ci furono reazioni violente, forse perché riguardava squadre meno importanti della Juventus. Già da quando annunciammo l’inchiesta, che sarebbe andata in onda dopo qualche settimana, io e Sigfrido Ranucci abbiamo ricevuto minacce, soprattutto sui social. All’inizio rispondevo cercando di far ragionare le persone, poi mi sono accorto che era del tutto inutile, erano persone che non avevano alcun interesse a capire”.
E dopo tutto questo orrore, il giornalista viene ancora offeso sui social, e anzi c’è pure qualcuno che gli augura la morte: “Sui social mi scrivono persone che si augurano che la ‘ndrangheta completi il lavoro, gente dispiaciuta perché mi sono salvato, altri che mi dicono di non speculare sul tentato incendio perché la mafia non si scomoda certo ‘per una merda’ come me. In questo momento per fortuna mi sento protetto dalle forze dell’ordine e dall’azienda, ma più che la violenza fisica mi spaventa l’odio delle persone: non se ne andrà e non ho modo di difendermi, ogni volta che scriverò qualcosa, che ci sarà il mio nome su internet, dovrò fare i conti con questi attacchi assurdi, per lo più da parte di tifosi juventini. Il campo non c’entra niente, io tra l’altro sono juventino da sempre. È assurdo che quei tifosi se la prendano con me per fatti che riguardano la curva, la malavita e la dirigenza. Ma d’altra parte sono stati aizzati anche da molti blog e microblog che per giorni hanno screditato l’inchiesta“.
Ma Ruffo è deciso e non si lascia intimidire: “Se mi sento ancora in pericolo? La casa adesso è vigilata e i miei, che vivono nell’appartamento al piano di sotto, se ne andranno per un po’. Non ho intenzione di cambiare casa: vivo qui da 40 anni e significherebbe dargliela vinta“.