La vicenda risale alla notte tra il 30 giugno e il 1 luglio. Una donna incinta di 18 settimane si era recata all’ Ospedale di Giugliano in preda a dolori forti e allertata dal suo stato fisico aveva deciso di affidarsi al medico di guardia per capire cosa stesse succedendo. Effettivamente le sue condizioni erano critiche e molto gravi, in quanto la donna presentava i dolori tipici del travaglio e l’unica soluzione per salvarle la donna era quella di eseguire un aborto farmacologico.
Ma il medico di turno si è rifiutato di eseguire la pratica, ormai legale in Italia, facendo appello alla sua scelta di essere “obiettore di coscienza”. La fortuna della donna è stata il repentino intervento di un altro medico che senza perdere tempo ha peso il controllo della situazione, salvando la donna.
Il medico obiettore, come ha confermato Repubblica, è stato licenziato dopo che la vicenda è stata vagliata e analizzata dai vertici ospedalieri. L’essere “obiettore di coscienza” non preclude l’eventualità di intervenire con un aborto se quella scelta è per finalità mediche e soprattutto doverose, perché nella mancata esecuzione della pratica doverosa a causa della gravità del caso, il medico trasgredisce al giuramento di Ippocrate, peccando di negligenza e poca professionalità.
Ora le pratiche e le documentazioni del caso sono state inviate sia alla Procura che all’Ordine dei Medici, per capire se siano da attribuire al medico obiettore ulteriori colpe.