Sea Watch, Salvini non può chiudere i porti: “Non esiste nessuna ordinanza”
Gen 07, 2019 - Francesco Pipitone
Il porto di Napoli resta aperto, anche per i migranti. A chiarire tale aspetto, in merito alla vicenda Sea Watch, è Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale. Spirito, che a differenza di altri non sembra mosso da improvvise vampate rivoluzionarie, si scaglia contro chi ripete “parole vuote di senso” (dai politici ai mezzi di informazione), spiegando che l’unica cosa che conta sono le “carte”, i documenti ufficiali.
“Ormai siamo alle chiacchiere da bar – afferma il presidente Spirito – Beninteso i porti si possono chiudere, secondo le regole previste dalle norme: ma, per poterlo fare, occorre una ordinanza del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che però non esiste agli atti“. Quel “non esiste agli atti” pesa come un macigno sulla credibilità che il ministro degli Interni, Matteo Salvini, si sta costruendo sulla pelle degli “invasori” stranieri e sul famoso Decreto Sicurezza.
Spirito, da competente, però, non la mette sul piano politico, ma su quello tecnico, spiegando che “per vietare gli approdi nei porti italiani il ministro dei trasporti deve ovviamente argomentare l’atto con motivate ragioni, che sono comunque racchiuse nel perimetro delle regole internazionali e nazionali. Al ministro dell’Interno spetta invece la responsabilità di vietare gli sbarchi, sempre entro i vincoli stabiliti dalle norme dei trattati e dalle leggi italiane“.
In sostanza, Salvini può solo vietare lo sbarco (in base alle competenze istituzionali), ma non l’entrata nel porto, che è cosa diversa. La questione, sollevata da Spirito, è che non esiste un’ordinanza né per l’una e né per l’altra questione. Inoltre, citando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (art. 2 e 3) sottoscritta dall’Italia e la Costituzione, Spirito chiarisce che non sembrano esserci le condizioni da parte del Governo per “poter invocare i motivi di sicurezza e di preservazione della vita umana“.
Ma non è tutto. Infatti, secondo l’articolo 1.113 del Codice della navigazione, ci sono tutti i presupposti per “l’omissione di soccorso in mare“. “L’Italia sinora si è meritatamente e meritoriamente distinta in questi anni per il costante impegno della guardia costiera e della flotta mercantile, che hanno svolto un ruolo decisivo a salvaguardia delle vite umane“, osserva Spirito che guarda anche ad “una Unione europea assente“.
Nei prossimi decenni la popolazione africana (maggiore indiziata per questa “invasione”) crescerà ulteriormente e il drammatico fenomeno migratorio non può essere fermato “con qualche palliativo“, “con un dito”. “Le scelte sono tutte legittime“, conclude Spirito, ma “non ci possiamo permettere… di prenderci in giro con decisioni che non sono tali, con furbeschi effetti annuncio che possono magari farci passare la nottata delle divisioni che ci dilaniano“.