Libero ancora segnalato dall’Ordine: cosa rischiano direttore e giornalista
Gen 23, 2019 - Giuseppe Cesareo
Libero continua a far discutere per i suoi titoli e in molti si chiedono: l’Ordine dei Giornalisti cosa fa, quali provvedimenti prende? Come per il titolo sui “terroni”, di qualche settimana fa, l’Ordine ha annunciato di aver segnalato il tutto al Consiglio di disciplina:
“Ciò che viene stampato rimane, premesso che il Presidente Carlo Verna ha già disposto la segnalazione al Consiglio di Disciplina competente nei confronti di Pietro Senaldi, nell’esprimere lo sdegno per il titolo odierno di Libero “calano fatturato e Pil ma aumentano i gay” il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti invita tutta la redazione del quotidiano a riflettere sulle sagge parole del dirigente scolastico del liceo scientifico Oriani di Ravenna che non ha cancellato la scritta “il preside è gay” ritenendola “pietra d’inciampo” per l’intelligenza umana“.
La palla, quindi, passa al Consiglio di disciplina (istituito nel 2012 con compiti specifici) dopo aver ricevuto la segnalazione dall’Ordine che deve “far osservare la deontologia della professione ai propri iscritti“. Guardando al caso specifico di Libero, dobbiamo partire dall’art 2 dell’ordinamento della professione di giornalista, che recita: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede“.
La “libertà di critica” c’è, ma resta sempre limitata dal dovere di “lealtà” al quale non sembra per niente conforme il titolo di Libero sui gay. Come tutti i regolamenti che si rispettino, anche quello dell’Ordine dei Giornalisti prevede le sue belle sanzioni disciplinari. Secondo l’art. 48, gli iscritti che si rendono “colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell’ordine, sono sottoposti a procedimento disciplinare“.
Cosa prevede questo “procedimento disciplinare“, che a questo punto potrebbe coinvolgere anche direttore e giornalista di Libero? La sanzione viene stabilita dal Consiglio dopo aver ascoltato l’incolpato e può essere scelta tra quelle indicate dall’art. 51: l’avvertimento; la censura; la sospensione dall’esercizio della professione per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore ad un anno; la radiazione dall’albo.
L’avvertimento viene stabilito in caso “di abusi o mancanze di lieve entità” per i quali il giornalista viene richiamato ai “suoi doveri“. Per situazioni più gravi, invece, viene inflitta la censura: il “biasimo formale”, lo definisce l’Ordine. Le pene si fanno più aspre quando si lede la “dignità professionale“. In questo caso si opta per la sospensione o ancor peggio alla radiazione, con il giornalista che risulta incompatibile con la “permanenza nell’albo, negli elenchi o nel registro“.
Non è nostra intenzione giudicare nessuno (anche se i titoli di Libero risultano spesso fuori luogo), ma dopo l’ennesima segnalazione dell’Ordine anche noi ci chiediamo se provvedimenti seri saranno presi e quando. Tali modi di esercitare la professione (e non ci riferiamo solo a Libero) gettano fango su un’intera categoria già poco amata dagli italiani a causa di pratiche non sempre limpide
Per consultare l’ordinamento per la professione del giornalista, da noi più volte citato, cliccare qui.