Non solo Selvaggia Lucarelli, anche un collega illustre di Gino Sorbillo, Giuseppe Vesi, ritiene che la vicenda della bomba sia stata “ingigantita” per ricavarne pubblicità e visibilità. Il pizzaiolo, rappresentante di una storica famiglia sulla soglia dei cento anni di attività, evidenzia il suo punto di vista, partendo proprio dalla presunta ombra del racket nel quartiere dove si trova anche il suo locale: “Avevo espresso la mia solidarietà a Gino, anche se molto dubbiosamente, ma così passano concetti sbagliati. Siamo presenti, con la mia famiglia, con tre locali di nostra proprietà al centro storico, e non abbiamo mai avuto richieste di alcun tipo. Mi pare strano che negli anni, queste cose capitino sempre e solo a Sorbillo”.
E ancora: “Non mi sono espresso fino ad oggi perché non ho voluto far pensare a nessuno che mi volessi fare pubblicità. Non ci serve a nulla accendere i fari sulle nostre attività in questo modo. I consumatori sono sempre più allenati e consapevoli e stanno imparando a riconoscere la qualità. Sanno scegliere. Piuttosto che un pizzaiolo l’amico Sorbillo, in questo caso, mi è sembrato un piazzaiolo, uno alla ricerca di facile pubblicità, quella della piazza”.