Una parte del Ponte Morandi di Genova sei mesi fa crollava a picco, portando via con sé la vita di 43 persone. Sono ancora vive quelle immagini che il 14 agosto 2018 hanno fatto il giro del mondo. Ore 11:36, la città di Genova si ritrova “spezzata” in due a causa di una drammatica vicenda che ancora oggi fa parlare di sé, come se il tempo si fosse fermato. Invece no, le lancette dell’orologio hanno continuato a girare, sono state versate lacrime per quelle 43 vittime e c’è ancora chi cerca le prime risposte da parte della giustizia.
Tracciando un primo bilancio, la cosa che va subito sottolineate è l’inizio della demolizione (ben 10 le imprese coinvolte) di quello che resta del maledetto ponte. Il sindaco Marco Bucci è convinto che a fine marzo le operazioni saranno completate per lasciare poi spazio alla tanto attesa e discussa ricostruzione. Il ministro Danilo Toninelli è sicuro che Autostrade si farà carico dei 290 milioni necessari, ma intanto la stessa società “protesta” contro il Decreto Genova e la nomina di Bucci a commissario. Un’opposizione che allunga inevitabilmente i tempi, così come si sono allungati quelli dell’inchiesta, prima partita a razzo per poi procedere a singhiozzo.
Contro Autostrade ci va giù pesante l’avvocatura dello Stato che al Tar della Liguria ha presentato 32 pagine di memoria difensiva. In particolare, come riporta Il Fatto Quotidiano, gli avvocati dello Stato (Anna Maria Bonomo e Giuseppe Novaresi) si scagliano proprio contro i ricorsi di Autostrade, presentati lo scorso dicembre. Alla società non sono piaciute alcune norme del decreto del Commissario Bucci: come quella sulla “modalità di affidamento dei lavori delle forniture e dei servizi relativi alla demolizione del Ponte Morandi ed alla costruzione del nuovo ponte” e “sull’approvazione delle specifiche tecniche propedeutiche all’avvio di una consultazione di mercato finalizzata all’instaurazione di una procedura negoziata senza pubblicazione di bando avente ad oggetto l’appalto dei lavori di demolizione del ponte Morandi e di ricostruzione”.
Per farla semplice, ad Autostrade viene tolto il diritto di demolire e ricostruire, ma per lo Stato questa può essere un’arma a doppio taglio, visto che ballano milioni di risarcimento legati ai precedenti accordi. Ma gli avvocati dello Stato puntano tutta la tesi difensiva sui “doveri“ di Autostrade come quello “di tenere in condizioni di sicuro esercizio la viabilità oggetto di concessione, ponte Morandi compreso”.
Il ricorso viene etichettato come una “mancanza di rispetto” non solo per le vittime, ma anche per le “566 persone che hanno dovuto abbandonare per sempre la propria casa e la propria vita e delle aziende che stanno chiudendo per gli effetti collaterali del collasso del sistema viario della nostra città“. Autostrade si è proposta di demolire e ricostruire il Ponte, ma quei 5 mesi per la ricostruzione vengono considerati “fantasmagorici“, visto che lo stesso lasso di tempo era stato indicato (prima del crollo) “per il più semplice lavoro di retrofitting”.
La ricostruzione, ricordiamo, sarà effettuata sul progetto del noto Renzo Piano e stando alle previsioni dovrebbe concludersi nell’aprile 2020.