Lo spaccio di droga nell’era del mondo virtuale: anche le attività illecite si sono “adeguate” alla nuova tecnologia è quanto scoperto a Santa Maria Capua Vetere, a San Prisco e a Cento (FE), dove la droga si paga in moneta virtuale. Diverse indagini, svolte tra la fine del 2015 e il 2018, attraverso intercettazioni telefoniche e dichiarazioni di assuntori di sostanze stupefacenti, hanno permesso di scoprire l’esistenza di una rete di spaccio con pagamento in Bitcoin.
Nella mattinata di oggi i Carabinieri della Stazione di San Prisco hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su conforme richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di cinque persone: V. S. e D. S. di diciannove anni e G. C., 29 anni; agli arresti domiciliari F. T. di 22 anni e K. G. di 21 anni gravemente indiziate a vario titolo dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish e detenzione e spaccio di stupefacenti in concorso.
Il provvedimento cautelare costituisce l’esito di un’articolata attività investigativa, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e successivamente, attesa la sussistenza del reato associativo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Il gruppo è composto da 11 giovani, sei dei quali minorenni, che erano dediti ad attività illecita nel territorio di Santa Maria Capua Vetere e zone limitrofe. Grazie alle intercettazioni, è emerso il modus operandi dell’associazione a delinquere: il promotore comunicava con gli altri associati anche mediante un sistema informatico di messaggeria criptato noto come “Surespot” e provvedeva in parte all’approvvigionamento di stupefacenti del gruppo attraverso il servizio postale, previ accordi formalizzati via internet con pagamento dei fornitori in moneta virtuale “Bitcoin”.
La stretta sinergia tra la Direzione Distrettuale partenopea e la Procura presso il Tribunale per i minorenni di Napoli ha consentito la contestuale emissione, da parte di quest’ultimo Ufficio, dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti degli indagati minorenni.